La giovane romena e l’anziana italiana

Badanti straniere in Umbria: le statistiche, le esprienze

Perugia, dalle parti dell’ex ospedale di Monteluce. Un uomo cerca una badante per assistere sua madre settantacinquenne, mettendo un annuncio su un noto giornale locale di inserzioni. Dopo una settimana risponde una giovane romena, che chiameremo Monica. Si presenta, viene accolta bene e l’uomo spiega il caso: “Guardi – dice rivolto alla straniera – mia madre cammina da sola, si lava da sola, tiene in ordine la sua casa ma, a volte, sembra avere problemi di memoria, dice frasi senza senso. Ecco, occorre che lei la segua minuto per minuto, non c’è bisogno che dorma in casa, il mio problema è il giorno…”. La casa della signora Ada è luminosa, ben ordinata. La paga è bassa, ma tant’è: è pur sempre un lavoro, qualche soldo da riportare a casa per la propria famiglia. La giovane badante romena accetta. Oggi, a distanza di anni, ricorda così quell’esperienza: “Dopo qualche mese che lavoravo dalla signora Ada, non fu bello vedere l’arrivo improvviso di due infermieri: presero la signora, che ebbe appena il tempo di indossare la sua pelliccia più bella, mettersi un rossetto carminio, e la portarono via. La seguii fin dove mi fu possibile. Facemmo un breve trasferimento, ricordo che la rinchiusero in una stanza con una finestra con le sbarre. Dal figlio venni poi pagata interamente anche per quell’ultimo mese di lavoro a Monteluce, che non avevo nemmeno concluso. Amici italiani mi spiegarono che quegli infermieri era arrivati per un trattamento sanitario obbligatorio. Capii però che il figlio, un paramedico, non era più disposto a spendere un solo euro per la mia assistenza a sua madre; la mia piccola paga gli pesava, pur essendo una persona abbastanza benestante”. Cosa ricorda della signora Ada? “Una persona anziana e simpatica – ricorda la giovane donna -, le piaceva giocare a carte con me e, ogni tanto mi offriva un bicchierino di marsala. Teneva molto alla pulizia della casa, passavano ore a parlare insieme. Stavo bene con lei, anche se a volte, come sosteneva il figlio, faceva dei discorsi in cui mischiava la realtà con il passato, con i suoi ricordi di gioventù, facendo riaffiorare persone già morte. Però, a mio parere, sarebbe stato meglio lasciarla vivere nella sua casa”. Paolo GiovannelliSommando dati ufficiali e stime realistiche sulle badanti. Restano però ancora parecchi problemi da risolvereIn Umbriasono tra 12 milae 20 mila Secondo l’Inps, in Italia lavorano circa 700 mila “badanti” in regola. Sommandole a quelle irregolari, stando a dati concordi dell’Istituto nazionale di previdenza, della Caritas e dell’Università Bocconi di Milano, si arriva a un milione e 300 mila o più. Anche in Umbria le stime sono approssimative, nessuno sa il numero preciso delle badanti di casa nostra. L’Inps regionale dell’Umbria fornisce il dato sui collaboratori domestici stranieri, cifra che “contiene” il numero delle badanti: “Abbiamo 12.114 collaboratori domestici a livello regionale”, afferma da Perugia il responsabile del Coordinamento generale statistico dell’Inps, Stefano della Seta, “di cui 11.176 donne”; di esse, 8.025 nella provincia di Perugia. Quante potrebbero essere le badanti, allora? In Umbria, gli anziani con età compresa fra i 75 e i 99 anni, sono circa 100 mila. È azzardato ipotizzare che uno su cinque non è autosufficiente? Se l’ipotesi fosse giusta, le badanti in Umbria, fra regolari e irregolari, potrebbero aggirarsi sulle 20 mila o poco meno. Le badanti sono una questione importante per l’Umbria e, più in generale, per l’Italia tutta. Afferma Gian Antonio Stella, giornalista ed esperto di flussi migratori: “Se domani mattina tutte le badanti straniere se ne andassero e le regioni fossero costrette a dotarsi di una rete di residenze per accogliere tutti i non autosufficienti lasciati soli, l’economia italiana rischierebbe il collasso”. Lo Stato ha poi bisogno di tasse per andare avanti, anche dalle badanti. Far emergere il loro mercato sommerso è obbiettivo dell’Agenzia delle entrate. Ma i rapporti fra le famiglie delle persone non autosufficienti e la badante non sempre sono facili. Racconta Stella Cerasa della Caritas perugina: “Ancora troppe di loro non sono in regola. Troppo spesso, poi, le badanti invece di essere a supporto alla famiglia, sono in sostituzione di essa. I problemi nascono quando anziani e malati vengono abbandonati nelle mani delle badanti e nessuno controlla la situazione”. Ci sono badanti pessime come pessimi anziani, che magari chiedono prestazioni sessuali in cambio di soldi, e badanti che si approfittano della loro posizione “dominante” sull’anziano, proprio a causa dell’assenza di controllo da parte della famiglia dell’assistito. Accordo con la Romania? La Provincia di Perugia vorrebbe far emergere le badanti romene irregolari, stipulare accordi con Bucarest per realizzare azioni comuni, sperimentare modelli formativi all’estero e in Italia, organizzare un sistema trasparente di accoglienza e sistemazione iniziale attraverso il progetto Family assistance and social integration (Fasi), insieme ai consorzi Moltiplica, Irecoop Umbria, Nuova dimensione, Frontiera lavoro, Iter e l’Anofm – Agenzia nazionale romena per l’occupazione. “Con questa iniziativa – sostiene l’assessore alle Politiche sociali della Provincia, Donatella Porzi – si cerca di individuare soluzioni per la gestione di un fenomeno sociale complesso e che interessa molte famiglie umbre: il flusso di personale di assistenza di base a persone anziane non autosufficienti dalla Romania”.