La lezione dei santi Patroni in tempi di crisi

Eventi culturali in occasione della festa dei santi Florido e Amanzio

La solennità dei santi patroni Florido e Amanzio è stata anche quest’anno partecipata sia nell’ambito delle celebrazioni religiose, che nelle iniziative culturali. Mons. Domenico Cancian, nell’omelia tenuta durante il pontificale sabato 13 novembre, di fronte ad una cattedrale gremita di fedeli, alla presenza delle autorità civili e militari, ha esordito con la similitudine tra le condizioni di vita dei santi patroni e il nostro difficile momento storico: ricostruendone le tragiche vicende, dall’invasione gotica del 540 circa, alla volontà di ricostruzione della città e della Chiesa. La storia dei nostri santi patroni “è una lezione di vita” ha continuato il Vescovo. Questo stesso messaggio ha caratterizzato il convegno tenutosi giovedì 11 novembre nel salone gotico del Museo del duomo “Sulle tracce di san Florido”; don Andrea Czortek nel ricostruire le vicende dei vescovi di Città di Castello nell’XII secolo si è soffermato sulla riforma gregoriana, sottolineando l’andamento parallelo di una riforma vescovile e di una riforma papale che portò appunto al soglio pontificio Gregorio VII. Riformare la Chiesa locale volle dire, ha specificato il relatore, ricostruire la chiesa distrutta dai Goti, rilanciare il culto dei santi patroni, riorganizzare una civitas attorno all’autorità vescovile e dei sacerdoti attorno alla canonica. Tutto ciò accadde nel 1023 circa, quando il vescovo Pietro cambiò la dedicazione della nostra cattedrale con la solenne traslazione delle reliquie da Pieve de Saddi. Il Vescovo di Città di Castello la sera della festa dei patroni ha ricordato le parole del card. Angelo Bagnasco, pronunciate ad Assisi all’inizio dell’assemblea generale dei vescovi italiani, a proposito della situazione politica e sociale: l’Italia è “attonita e disorientata” e vive una condizione di “emergenza morale oltreché sociale”. Il Vescovo ha citato anche le parole del presidente della Repubblica, Napolitano, pronunciate il 5 novembre, ribadendo la necessità di un “senso della responsabilità comune” per far fronte ad una crisi senza precedenti. Il grande merito dei nostri patroni è quello di testimoniare “la forza che proviene dalla fede nel Dio misericordioso, vicino alle nostre sofferenze”. Ed è con la loro profusione di fede, che ci “offrono un originale giudizio critico, una specifica interpretazione delle cose e dei fatti e ci aiutano anzitutto a riconoscere il bene e il positivo”. È perciò necessario smascherare “i miti del nostro tempo”: citando il filosofo U. Galimberti, che considera i miti come la giovinezza, la moda, il potere, il mercato, ecc., idee, che radicate negli uomini promettono una illusoria rassicurazione. Solo ripartendo dai “valori di base”, ha concluso il Vescovo, dalla “fraternità universale” riusciremo a far sì che “le difficoltà e le crisi possano diventare opportunità”.

AUTORE: Catia Cecchetti