La ricerca della felicità

FAMIGLIA. Al convegno “La fecondità di Familiaris consortio”, promosso dalla Cei e dal Forum delle associazioni familiari, interventi sulla concezione dell’amore e della sessualità ed il punto sulle

Si può pensare la famiglia nella chiave della felicità? La risposta positiva è venuta dal convegno “La fecondità di Familiaris consortio: da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI”, promosso a Roma dal 25 al 27 novembre, a cura dell’ufficio Famiglia della Cei, del Pontificio istituto “Giovanni Paolo II” per gli studi su matrimonio e famiglia, e dal Forum delle associazioni familiari. Fallimenti nelle politiche familiari Nella “ricerca della felicità” per le persone e le famiglie, un ruolo importante è svolto dalle politiche familiari che i vari Paesi hanno sviluppato nei decenni secondo percorsi diversi. L’analisi proposta al convegno sulla Familiaris consortio dal sociologo Pierpaolo Donati ha mostrato che nel secolo scorso ci sono stati tre grandi orientamenti di politica familiare: quello lib (liberale), quello lab (laburista o socialista) e quello corporate (per categorie o corporazioni). “Nessuna di queste politiche familiari – ha detto Donati – ha avuto una visione adeguata del bene comune, e tantomeno lo ha effettivamente perseguito”. Inoltre “oggi tutti questi modelli stanno incontrando una profonda crisi” e in alcuni casi addirittura “svanisce l’oggetto stesso della politica familiare, cioè la famiglia”. Secondo Donati, una corretta rilettura della Familiaris consortio implica che la famiglia venga concepita come “la base del bene comune a tutti i livelli della vita sociale”, in quanto la famiglia stessa è il fulcro “delle relazioni sociali che umanizzano le persone”. L’adozione di politiche familiari comporta che “siano valorizzate le buone pratiche già a volte presenti”, quelle che accrescono il capitale umano e sociale della famiglia”. In sostanza, Donati ha proposto politiche di spinta ai “beni relazionali” e di “riconoscimento della cittadinanza complessa, politica e civile, della famiglia”. Ossessione sessuale di massaSempre in tema di felicità della famiglia, il teologo Livio Melina ha messo l’accento sull’importanza di una corretta concezione dell’amore e della sessualità. Nel suo intervento ha parlato di banalizzazione della sessualità, derivante “da quel complesso fenomeno culturale che va sotto il nome di ‘rivoluzione sessuale’ e che ha portato all’odierno clima di erotismo diffuso. Lungi dal produrre un’autentica liberazione – ha aggiunto -, la rivoluzione sessuale sembra aver provocato piuttosto un’ossessione sessuale di massa. Si tratta di un fenomeno difficile da delimitare, ma terribilmente presente, che può essere descritto come ‘pansessualismo’”. Gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, a questo riguardo, secondo Melina vanno nella stessa direzione: “La mera ripetizione delle proibizioni tradizionali – ha detto – si mostra del tutto insufficiente e addirittura controproducente”. La risposta oggi alla questione sessuale, con le sue ripercussioni sulla concezione della famiglia, consiste nel far comprendere che “la differenza sessuale non è una semplice diversità, ma piuttosto un interiore rimando all’altro. Nella complementarietà del maschile e del femminile si comprende che non abbiamo in noi stessi quanto è necessario per essere felici”. L’espressione dell’amore nel matrimonio e nella famiglia può raggiungere – secondo Melina – la pienezza del bene e della felicità della persona, in quanto protesa verso “la libertà e la grazia negli avvenimenti della nostra vita”.

AUTORE: Luigi Crimella