Lasciarsi sorprendere dalla Parola

Durante il rito dell’ordinazione episcopale, un momento particolarmente significativo è quello in cui viene aperto, sopra il capo dell’eletto, il libro dei Vangeli. L’immagine richiama quella di un tetto; la parola di Dio è, in effetti, la casa in cui dimorare, il tetto sicuro sotto cui riparare, il luogo intimo ove trovare riposo. Quanto questo sia vero lo hanno ricordato i Padri sinodali nel corso della XII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi sul tema ‘La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa’. Diversi interventi hanno richiamato l’attenzione sulla costituzione conciliare Dei Verbum che, al numero 25, esorta tutti, pastori e fedeli, ad ‘accostarsi volentieri al sacro testo sia per mezzo della sacra liturgia, sia mediante la pia lettura’, illuminata dalla fede e accompagnata dalla preghiera. La ‘pia lettura’ della Parola di Dio, mentre riconosce che la sacra Scrittura è testimonianza ispirata e normativa della Rivelazione, non può ridursi a puro studio, né a semplice reazione emotiva; è un cammino collaudato dalla prassi della lectio divina, segnato da alcune tappe, le quali coprono la distanza tra il comprendere la Scrittura e il lasciarsi sorprendere dalla Parola. Si tratta di tappe successive scandite da alcuni interrogativi: Cosa dice il testo? Cosa ne dice la Chiesa? Cosa dice a me? Cosa dico a Dio? Cosa dico ai fratelli? Cosa ne dice la mia vita? Queste domande seguono una scansione precisa: cambiando l’ordine degli addendi, la somma cambierebbe! Al primo interrogativo ‘ cosa dice il testo? ‘ è possibile rispondere avvalendosi di tutti gli strumenti messi a disposizione dalla ricerca esegetica, avendo cura di non dimenticare, come ha tenuto a puntualizzare papa Benedetto XVI nell’aula del Sinodo, che senza l’ermeneutica della fede il metodo storico-critico da solo non basta. Il secondo interrogativo ‘ cosa ne dice la Chiesa? ‘ è di fondamentale importanza, dal momento che la comunità ecclesiale, luogo dell’ascolto credente della Parola, è lo spazio vitale in cui la Scrittura risuona in tutta la sua ampiezza e in tutta la sua purezza. Solo dopo essersi confrontati con la viva tradizione di tutta la Chiesa ‘ soltanto dopo! ‘ è lecito, dinanzi ad un testo biblico, domandarsi: cosa dice a me? La risposta a questo interrogativo, che suppone l’unità di tutta la Scrittura, consentirà di passare alle domande successive: cosa dico a Dio? Cosa dico ai fratelli? Sono interrogativi, questi, a cui non è possibile rispondere senza cercare nella Parola le parole da dire a Dio nella preghiera e da testimoniare ai fratelli nella carità. Che cosa ne dice la mia vita? La risposta ‘ l’ultima della serie! ‘ è affidata alla forza della testimonianza (personale e comunitaria) la quale, col suo realismo interpretativo, si configura come una via di grande efficacia evangelizzatrice. Evangelizzare non è una tecnica, ma un traboccare della Parola, un traboccare della vita interiore.

AUTORE: Mons. Gualtiero Sigismondi