L’attualità delle Ceneri

Parola di vescovo

Inizia il tempo della Quaresima: un tempo carico di storia, ma sempre più svuotato in un mondo distratto, ove persino il Carnevale è molto più incisivo e presente. La Quaresima di quest’anno si apre in un momento di gravissima crisi mondiale. La vita è diventata più difficile per tutti e particolarmente per chi è più debole, per chi non ha paracadute per salvarsi: pensiamo ai Paesi più poveri ed anche ai tanti lavoratori che vedono sfuggire drammaticamente il futuro dalle loro mani. La Quaresima è un tempo opportuno per ridare un senso all’intera vita e al modo di affrontarla. In genere viene vissuto come un tempo del tutto irrilevante (non c’è nessun segno esterno, visibile), eppure torna ad essere un tempo in cui è possibile ritrovare la ragione del vivere. Debbono riflettere i credenti, in particolare. Per molti di essi forse è un po’ di contrizione il venerdì con l’astinenza dalle carni, o dalla televisione come qualcuno ha suggerito. Ma qual è il vero valore di questo tempo? È l’occasione, come ho accennato, per ricomprendere la vita e il suo senso. È un’occasione favorevole, visto che è sfuggita al cappio consumista in cui sono caduti Natale, Epifania, Pasqua’ perché ci aiuti ad affrontare questo momento di crisi con una attenzione in più, con un senso di solidarietà più evidente. Per il credente si tratta di ritrovare il battito di un tempo diverso (quello segnato da Dio), di avere un cuore che sia più compassionevole (come quello di Dio), perché tutti possiamo ritornare a Lui e quindi più vicini gli uni gli altri. L’antico segno delle ceneri, emarginato dai nostri razionalismi e dai nostri sensi di modernità, eppure così vero, ritorna di grande attualità. Quella cenere, accompagnata dall’espressione biblica: ‘Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai’ (Gn 3,19), vuol dire, sì, penitenza e domanda di perdono, ma soprattutto significa una cosa molto semplice: siamo polvere, siamo deboli e fragili. E questa crisi ce lo ricorda. Quest’uomo che s’innalza, che si sente potente, domani non è più nulla. È una dimensione terribile, da cui si fugge. Ma è così concreta! Non si vuole con questo tornare alla proposta di una religione della paura. Tutt’altro. C’è anzi un che di liberante nel non dover sempre far finta di essere forti e senza contraddizioni, visto che viviamo in un mondo che, a dispetto della supposta estensione del tanto vituperato buonismo, in realtà non sa né chiedere né offrire perdono. Insomma ogni debolezza è colpita e bandita. La Quaresima parte da questa memoria non per spaventare, semmai per aiutare a trovare il cuore, per farci tornare all’essenziale, al senso profondo della vita: all’amore di Dio e tra noi. È nota la risposta di Gesù al tentatore, dopo quaranta giorni di deserto e di digiuno: ‘Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio’. In questa frase è racchiuso tutto il senso della Quaresima e del digiuno. Si tratta di un tempo in cui è necessario dare spazio alla Parola di Dio: essa va diretta al cuore. La Quaresima perciò raccorda il Vangelo con il cuore, la Parola di Dio con la vita. Non è questione di qualche pratica ascetica in più, di un’opera in più, di una fatica in più. La Quaresima scopre il cuore, un cuore di carne, ovviamente, non di pietra. E la nostra società ha bisogno che i nostri cuori non siano di pietra (ossia pronti a preoccuparsi solo di se stessi) ma di carne. In questo tempo di crisi, la strada che questo tempo ci propone è la via del cuore, la via dell’amore che ci fa ritrovare Dio come Padre di tutti e gli altri come nostri fratelli.

AUTORE: Vincenzo Paglia