L’eterno fascino del silenzio

Il 2 febbraio è la festa dei religiosi: una presenza che in Umbria resta importante, se si attiene agli antichi valori

Il 2 febbraio, in occasione della memoria della presentazione di Gesù al Tempio, ricorre come da tradizione la festa della vita consacrata. Una messa in cattedrale con il Vescovo suggellerà la ricorrenza, che durante l’anno viene preparata con ritiri, momenti di riflessione ed un percorso personale per i consacrati e le consacrate al fine di vivere meglio la propria vocazione. La realtà dell’Umbria conta la presenza di oltre 40 Ordini religiosi maschili e femminili, distribuiti nelle varie diocesi della regione. Secondo fra’ Antonio Maria Tofanelli, presidente regionale della Conferenza italiana superiori maggiori (Cism), in Umbria c’è un rinnovato interesse generale nei confronti della vita consacrata cattolica, che, in mezzo alle tante proposte, la gente riconosce ancora come riferimento. “Nel relativismo e soggettivismo moderni – spiega fra’ Tofanelli – davanti alle tante proposte interreligiose, i religiosi cristiani sono visti come custodi di valori condivisi che attingono alla tradizione. Piuttosto, quello che si nota fra i consacrati è il bisogno di riqualificare e ridisegnare la propria presenza. I mezzi per farlo sono senz’altro il ritorno alla preghiera e al silenzio, affinché il rumore del mondo non entri nei conventi, e una vita in fraternità che sia un modello esistenziale agli smarriti in un’epoca di grande individualismo”. Per quello che riguarda le vocazioni dell’Umbria, padre Tofanelli sostiene come i numeri siano sempre limitati anche per via dell’esigua popolazione regionale. Ma l’Umbria resta sempre una terra di discernimento per i giovani che cercano la propria vocazione, accolti nelle numerose case di accoglienza e preghiera sparse in tutta la regione. Per il futuro la parola d’ordine sarà: collaborazione tra le famiglie religiose perché i tempi richiedono di lavorare gomito a gomito. Secondo padre Bernardo Commodi, ofm conv, delegato episcopale per la vita consacrata della diocesi di Perugia – Città della Pieve, pur con il calo delle vocazioni, il numero dei consacrati in Umbria è ancora elevato, considerando un invecchiamento delle generazioni che hanno preso i voti. Anche i metodi di preparazione e per così dire il “reclutamento” degli aspiranti alla consacrazione sono oggi molto differenti rispetto a trenta anni fa. Se prima si entrava in seminario a 11 o 12 anni per proseguire la preparazione da sacerdote assieme agli studi, oggi chi arriva in seminario ha un’età tra i 25 e i 30 anni. Si tratta di persone con esperienze di vita molto variegate e diverse, forse più mature ma spesso meno preparate sui temi della fede. Per quello che riguarda le religiose dell’Umbria, secondo la segretaria regionale dell’Unione superiore maggiori italiane (Usmi), suor Leontina Di Maio, a fronte un invecchiamento e ridimensionamento delle case, si assiste ad una riqualificazione delle consacrate e ad un maggior ritorno alla spiritualità, specie per gli ordini di vita attiva. “La struttura della vita religiosa è cambiata, – prosegue la Madre – in quanto si assiste ad un maggior impegno pastorale nell’evangelizzazione. Oggi la consacrata è tornata ad essere soprattutto un punto di riferimento per la spiritualità e per l’evangelizzazione, mentre essa stessa riscopre il senso della propria vocazione. Molto valorizzata è stata inoltre la collaborazione con i laici, dalla quale si ricava un arricchimento reciproco”. Oggi si assiste inoltre alla diffusione di nuove forme di vita consacrata, come le consacrazioni laiche e individuali, che prescindono dalla vita comunitaria, vero cardine della vita religiosa. “È lo Spirito santo che suscita nuove forme di consacrazione a Dio – afferma ancora suor Leontina Di Maio. – Egli sa cosa è buono per i nostri tempi e suscita vocazioni a seconda delle necessità dell’umanità”.

AUTORE: Mariangela Musolino