Luci all’orizzonte della Tic

NERA MONTORO. La fabbrica non chiuderà, ma proseguirà nella produzione per altri 18 mesi sotto la Yara, con la salvaguardia di gran parte dei posti di lavoro

Da oltre un anno per la Terni industrie chimiche di Nera Montoro è in atto una difficile trattativa per scongiurare la chiusura minacciata dall’attuale proprietaria, la multinazionale norvegese Yara. Un destino che, fino a qualche giorno fa, sembrava segnato, con la Yara che voleva disfarsi della fabbrica cessando l’attività, dichiarandosi disposta a vendere la struttura ma senza impianti e senza licenza a produrre, perché mai e poi mai si creerebbe un concorrente sul mercato del concime chimico. Altra possibilità era quella di creare cinque piccole attività industriali per un mercato più ristretto, con le inevitabili ripercussioni negative per l’occupazione. Nella non facile vertenza, in tutto questo periodo, sono state impegnate le istituzioni locali, il Governo nazionale, i sindacati, per cercare di salvare l’intero sito produttivo e soprattutto salvaguardare i livelli occupazionali di circa 100 lavoratori, cercando soluzioni idonee che non frammentassero ulteriormente la già precaria situazione. Finalmente a Pasqua è giunta la buona notizia, resa nota dal vescovo mons. Vincenzo Paglia nel corso della celebrazione nello stabilimento dell’Alcantara, altra azienda che si trova nel sito industriale di Narni. La Terni industrie chimiche non chiuderà l’attività, ma proseguirà nella produzione per altri 18 mesi sotto la guida della Yara, con la salvaguardia di gran parte dei posti di lavoro. Dopo l’intervento dell’Eni, che ha garantito condizioni favorevoli per l’approvvigionamento energetico, la situazione è cambiata portando a rivedere una decisione, quella della chiusura, che sembrava irrevocabile, mentre si sta ancora lavorando nelle apposite sedi istituzionali per far sì che il sito chimico di Nera Montoro possa anche diversificare la produzione, così da avere la possibilità di una maggiore presenza sul mercato, per poi avviare qualche trattativa che garantisca maggiore sviluppo e prospettive, quando la Yara deciderà di lasciare definitivamente la fabbrica narnese. Un bel passo avanti rispetto al Natale scorso, quando la chiusura sembrava irreversibile. Grazie alla compattezza dei lavoratori e delle istituzioni civili e religiose, con l’intervento degli organi deputati di Governo, è stato reso possibile ai 100 dipendenti della Tic di trascorre una Pasqua felice e sicuramente piena di nuova speranza.

AUTORE: Elisabetta Lomoro