M5s, Lega e arte della mediazione

di Pier Giorgio Lignani

Mentre scrivo non so ancora se, quando e come sarà formato il nuovo Governo; tutto però lascia pensare che si tratterà di una inedita alleanza fra i cinquestelle e il centrodestra.

Supponendo che vada così, sarà curioso vedere come saranno sciolte le molte contraddizioni. Sappiamo infatti che buona parte della forza elettorale dei cinquestelle sta nelle regioni del Sud, che aspettano il “reddito di cittadinanza”, di qualunque cosa si tratti, o comunque un deciso sostegno finanziario – il che significa più tasse da pagare al Nord – , mentre il centrodestra ha la sua forza nelle regioni del Nord che vogliono una riduzione delle tasse, e comunque il diritto di trattenere nei loro territori una quota maggiore del gettito fiscale che si raccoglie lì. Come si vede, sono due impostazioni che non potrebbero essere più contrastanti. Ne verranno a capo? Se ci riusciranno, sarà la dimostrazione che la politica, quella seria, è l’“arte della mediazione”: parola che alle orecchie di qualcuno suona come una bestemmia, ma non lo è. Ogni società, specialmente se è sviluppata economicamente e culturalmente, è terribilmente complessa, e presenta a chi la deve governare una quantità enorme di domande.

Soddisfarle tutte è impossibile, perché sono oggettivamente incompatibili fra loro, e comunque le risorse non bastano. È classico il caso dell’energia: non esiste fonte di produzione energetica – comprese quelle apparentemente più “ecologiche” – che non sia avversata da quella o quella corrente di ambientalisti, e spesso con ottimi argomenti.

Nello stesso tempo, nessuno vuole rinunciare a tutte le belle cose e alle comodità che l’abbondanza di energia ci procura. Moltiplicate questo esempio per mille.

Per risolvere questi rebus, dunque, ci vuole un lungo, paziente e abile lavoro di mediazione fra gli opposti. A chi ci si dovrà cimentare, auguro di riuscirci. Almeno impareranno, per le prossime volte, a presentarsi all’elettorato con un po’ di umile realismo e con promesse meno avventate; e a non insultare chi non la pensa come loro.