Mappe dell’Italia… che non c’era

In mostra a Perugia carte geografiche dal Quattrocento all’Unità

Raccontare la storia dell’Italia attraverso le carte geografiche è l’intento della mostra “Carte d’Italia 1482-1861” che si sta svolgendo da venerdì 7 ottobre a palazzo della Penna di Perugia. In particolare l’idea è quella di mostrare, da una parte, l’Italia così come si è andata formando dalla fine del Quattrocento all’Unità, e dall’altra le trasformazioni dei confini dei vari Stati che, prima dell’Unità, erano presenti lungo la Penisola. Carte che illustrano come già a partire dalla seconda metà del ’400 esistesse una percezione intellettuale, prima ancora che politica, dell’unità dell’Italia. Infatti, seppur divisa in numerosi stati, l’Italia è sempre stata percepita come un territorio omogeneo, delimitato al nord dalle Alpi e a est dall’Istria, circondato dal mare Mediterraneo con le sue isole: Sicilia, Sardegna, Corsica.La mostra, curata da Alberto Sorbini, direttore dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea (Isuc), Fabrizio Ronca e Antonio Volpini, si inserisce nelle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia. Un progetto faticoso – ha detto alla presentazione Sorbini – soprattutto per le difficoltà legate al reperimento delle carte, la maggior parte delle quali provenienti da collezionisti privati. Tra questi un collezionista di Roma, Stefano Bifolco, a cui si deve il prestito più numeroso, ed altri di Ascoli e Macerata, e poi prestiti dalla Biblioteca Augusta. La mostra, oltre al valore scientifico, si rende interessante anche per il valore estetico di molte delle carte esposte, ognuna delle quali è diversa per colori, ornamenti, simboli, città e personaggi, nonché per dimensioni. Per osservarle meglio, consiglia Sorbini, potrebbe essere utile l’utilizzo di una lente di ingrandimento. “La realizzazione di queste carte – spiega ancora Sorbini – era frutto di un lavoro paziente fatto di verifiche sul campo, di raccolta di informazioni e dati. Ce n’è una, rappresentante i confini dello Stato della Chiesa, che venne realizzata da due cartografi stranieri seguendo un ‘metodo’ diverso, la cui realizzazione è legata ad un fatto curioso: per misurare le distanze, si racconta che i rilevatori avessero acceso fuochi sulle colline, ma furono costretti a scappare perché i contadini li avevano presi per maghi”. La mostra è divisa in due sezioni: nelle prime due sale vi sono 30 carte riferite al periodo che va dal XV secolo all’Unità, mentre nelle due stanze successive si possono vedere 34 carte divise in 7 sezioni sugli Stati prima prima dell’Unità d’Italia; in più ce ne sono tre del tempo di Napoleone. L’impostazione delle prime carte è quella tolemaica: ce n’è una proveniente dalla Biblioteca Augusta di Perugia in principio di mostra. Poi ci sono quelle derivanti dalla visione geocentrica di Antonio Magini, grande cartografo del XVI secolo. Alcune erano destinate ad un uso “turistico”, quindi con le stazioni di posta in cui fermarsi durante il viaggio; altre venivano usate per scopi militari, altre ancora ad uso dei viaggiatori, fra cui quella di Giacomo Cantelli edita la prima volta nel 1695. In una c’è anche una pianta di Roma; in un’altra, inglese, assieme al Vesuvio e all’Etna c’è la zona di Cesi, per via dei fenomeni geotermici delle grotte del monte Eolo che risulta come zona vulcanica. La mostra, realizzata in collaborazione con il Comune di Perugia, la Regione Umbria e il patronato della Presidenza del Consiglio, sarà aperta fino al 7 novembre, con possibilità di visite guidate su prenotazione (075 5716233).

AUTORE: Manuela Acito