Mercoledì delle ceneri. Le celebrazioni in Umbria

Diocesi di Perugia-Città della Pieve

L’arcivescovo Ivan Maffeis agli universitari:
“La Quaresima è lo spirito con cui affrontare gli esami della vita…”, esortandoli “ad essere
anche in questo tempo una comunità cristiana che sa farsi lievito, fraternità per la vita di tutti”

“Siamo in un ambiente dove il tempo, per molti versi, è scandito dai corsi, dagli esami… e cosa c’entra tutto questo con la Quaresima?”. Se lo è chiesto l’arcivescovo Ivan Maffeis, all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica del Mercoledì delle ceneri, la sera del 22 febbraio, nella chiesa dell’Università degli studi di Perugia; celebrazione di avvio della “Quaresima degli universitari in preparazione alla Pasqua”, animata dalla Pastorale universitaria guidata da don Riccardo Pascolini. L’arcivescovo, nel pomeriggio, come è consuetudine, aveva celebrato in cattedrale compiendo il rito della benedizione e imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli, rito che ha ripetuto nella chiesa dell’Università.

Non è un esame

“La Quaresima, che iniziamo questa sera – ha commentato monsignor Maffeis rivolgendosi ai numerosi universitari presenti –, non è un di più, non è un altro corso, un altro esame, è, piuttosto, lo spirito con cui affrontare i corsi, gli esami della vita, dai più piccoli a noi vecchietti”.

Ritornare a “casa”

Commentando le letture, il presule si è rivolto ai fedeli con queste parole: “la Quaresima ci riporta a ‘casa’ e il profeta Gioele lo ha detto con forza: ‘ritornate, ritornate’. Ritornare a ‘casa’ è un’immagine che parla al cuore di ciascuno, perché noi siamo nella misura in cui noi abitiamo e sappiamo che l’abitare – questo lo sanno soprattutto gli studenti fuori sede – non è fatto da quelle quattro pareti, è fatto dai volti delle persone con cui condividi la vita quotidiana”.

Alzare lo sguardo

“Oggi iniziamo questo tempo e lo iniziamo con quanto abbiamo nel cuore. Probabilmente nel cuore di ciascuno ci sono preoccupazioni, inquietudini a livello personale, familiare, di relazioni con gli altri. Se poi alziamo lo sguardo, anche senza far lunghi elenchi, ci rendiamo conto di come viviamo un tempo segnato da violenze, da guerre. Penso a cosa sta succedendo in Nicaragua, la persecuzione così dura contro il popolo sta colpendo anche la Chiesa con un vescovo che è stato condannato, venerdì scorso, al carcere, che dovrebbe uscirne nel 2049, un segno di cosa voglia dire diritti umani calpestati. In Iran, dove tanti coetanei dei presenti sono esposti ad una violenza omicida da parte di un regime che in nome di Dio arriva a togliere la vita. E l’anniversario che stiamo per celebrare dell’invasione dell’Ucraina rappresenta una guerra in cui – senza mettere tutto sullo stesso piano – nessuno parla più di pace, di negoziati, di diplomazia”.

Purificare la memoria

“Quanto bisogno abbiamo, come umanità, di tornare a quella purificazione della memoria, a quel perdono, a quella riconciliazione con cui Giovanni Paolo II aveva aperto la Quaresima del 2000, dell’Anno Santo. Imparare a chiedere perdono, a tornare noi stessi e a tornare a ‘casa’, quindi far ritorno al Signore, a Colui che è la vita. Nella misura in cui cresciamo nel rapporto con Lui, anche la nostra vita acquista colore, sapore e diventa significativa”.

Non rimandare l’esame

“Qui l’appello chiaro di San Paolo a non disperdere questo tempo – ha commentato l’arcivescovo –. Ora è il momento della salvezza, ora è il tempo opportuno. E credo, parlo da ex, ex studente, la tentazione di rimandare qualche esame, qualche appuntamento è in tutti noi. Entrare in quest’oggi di Dio, che è la nostra vita, avvertire che questa vita alla fine è davvero un soffio, siamo chiamati a restituirla non solo alla fine, quello è di natura, siamo chiamati a restituirla giorno per giorno con il nostro stare nella vita davanti al mistero di Dio e davanti al mistero dei fratelli”.

No alle liturgie dei follower

Soffermandosi sul Vangelo del Mercoledì delle Ceneri, monsignor Maffeis ha posto l’accento sull’insegnamento “della semplicità, addirittura del nascondimento: ‘se fai l’elemosina, sei fai il digiuno, se preghi, non sappia la destra cosa fa la tua sinistra’. In un Tempo in cui tutti siamo esposti alle liturgie dei follower, del consenso, dell’approvazione, il Vangelo ci riporta a verità e a libertà, a sentire che siamo importanti non in base ai criteri del mondo, ma che la nostra vita è preziosa anche se non cade nell’ansia della visibilità, della ricerca dell’ammirazione degli altri. Iniziamo questo tempo di conversione come una grazia, un dono, un richiamo a vivere davvero… Per un gesto di carità, per un rinnovato impegno di preghiera. Ciascuno prenda il proprio impegno non come un dovere, ma come un richiamo che nella misura in cui lo facciamo nostro ci aiuterà davvero a rinnovarci interiormente, ad ascoltarci, ad incontrarci, ad essere anche in questo tempo una comunità cristiana che sa farsi lievito, fraternità per la vita di tutti”.

 

Diocesi di Terni-Narni-Amelia

Mons. Soddu: “Non potremmo mai abituarci, assuefarci a quanto di male l’uomo è capace di fare nel mondo ma combattere con le armi dell’amore ogni forma di violenza e di sopraffazione”.

 

Celebrato il Mercoledì delle ceneri nelle chiese della diocesi e nella Cattedrale di Terni, dove il vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la celebrazione eucaristica concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dal parroco della cattedrale don Alessandro Rossini.

Nella liturgia che caratterizza il primo giorno di Quaresima, il vescovo sparge della cenere benedetta sul capo dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronare il fedele all’impegno penitenziale della Quaresima, come tempo forte in cui rigenerarsi nella fede e per vivere pienamente il sacramento della riconciliazione.

Il vescovo ha esortato i fedeli a dedicarsi intensamente alla preghiera, al digiuno, alle opere di misericordia ed essere costruttori di pace. “La Quaresima è un tempo prezioso per corrispondere al dono della salvezza e dobbiamo coglierne tutta la ricchezza in esso riposta, cercando di non trascurarla e di non sciuparne i contenuti. Iniziamo questo tempo di grazia nella consapevolezza di percorrerlo in compagnia gli uni degli altri e insieme a quanti, sparsi nel mondo, sono nostri compagni di viaggio. Siamo chiamati a ravvivare il dono del Battesimo, sorgente della nostra fede, affinché non si esaurisca in mezzo all’aridità delle strade del mondo ma, al contrario, possa essere in noi vita e, attraverso di noi, vitalità con e per quanti ci troviamo a condividere l’esistenza. L’elemosina, la preghiera e il digiuno, il criterio che le accomuna tutte è la non ipocrisia. L’ipocrisia è la caratteristica negativa terribile; talmente orribile che rende falsa ogni azione anche se buona in se stessa. Se fatta con ipocrisia, cioè con un secondo fine, quella data opera anche se buona in sé stessa risulta essere negativa per chi la fa. Mancando di cuore, è perciò priva di anima e non avendo questi si perde nell’insignificanza più totale, divenendo addirittura l’opposto, ossia male e peccato.

Il Signore Gesù, in questi casi come in tanti altri, anzi in tutti gli altri casi, ci offre una prospettiva che va molto oltre i confini personali e temporali, ci offre la prospettiva del Padre. Quando preghi, quando digiuni, quando fai l’elemosina abbi sempre dinanzi a te il Signore. Così facendo abbiamo la possibilità di mettere nelle mani e nel cuore di Dio tutto noi stessi nella certezza che nelle sue mani e nel suo cuore niente si perde”.

Facendo riferimento ai drammi della storia dei nostri giorni, il vescovo ha sottolineato l’importanza di fare il bene e pregare per la pace: “Davanti alle tragedie del mondo, quelle che riguardano il conflitto in Ucraina, al terremoto in Turchia e Siria e quelle che non sono più riportate neanche dagli organi di informazione, davanti a queste tragedie, come non sentire vivo il richiamo alla conversione e alla conversione del cuore, vale a dire non soltanto delle idee o delle impressioni, delle supposizioni o delle teorie, delle linee politiche e quant’altro. Ma ritornare al Signore con tutto il cuore, ossia sinceramente e non per secondi fini. Un cuore siffatto non potrà che essere ‘lacerato’, ossia spezzato, infranto a causa del riconoscimento o anche dell’ammissione delle proprie responsabilità. Lacerarsi il cuore dunque significa entrare in atteggiamento penitenziale nella dimensione misterica del cuore di Cristo che ha dato sé stesso per noi. Ha però anche una dimensione sociale e chiarisce che non potremmo mai abituarci, assuefarci a quanto di male l’uomo è capace di fare nel mondo. Lacerarsi il cuore significherà pertanto combattere con le armi dell’amore ogni forma di violenza e di sopraffazione. Voglia il Signore, con il suo Spirito d’amore, toccare il cuore di tutta l’umanità, di ciascuno, di coloro che reggono le sorti dei popoli, di coloro che tendono a minarle queste sorti, di coloro che, senza andare lontano da noi, faticano ad intravvedere nel prossimo il senso vivo di un cuore pulsante”.

 

 

Diocesi di Spoleto-Norcia

L’arcivescovo Renato Boccardo: “Le ceneri ci ripetono la vanità degli idoli che ci fabbrichiamo ogni giorno. Convertirsi è allontanarsi da quanto compromette la vera vita e voltarsi sulla strada giusta”

“Convertiti, e credi al vangelo”, questa eco della prima predicazione di Cristo (cf Mt 1,15) è risuonata nella celebrazione del Mercoledì delle ceneri e lo stesso appello risuonerà con particolare intensità per tutta la durata della Quaresima. A Spoleto, mercoledì 22 febbraio, l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Messa nella Basilica di S. Gregorio Maggiore. È stato don Bruno Molinari, parroco della zona pastorale di Spoleto centro, ad imporre le ceneri sul capo del Presule. Loro due, poi, hanno ripetuto lo stesso gesto agli altri presbiteri concelebranti, ai ministranti, ai tanti ragazzi della catechesi presenti e ai numerosi fedeli.

L’omelia dell’Arcivescovo

“Le ceneri – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – ci ripetono la nostra fragilità naturale, la nostra povertà fondamentale; ci ripetono soprattutto la vanità degli idoli che ci fabbrichiamo ogni giorno. Convertirsi è allontanarsi da quanto compromette la vera vita e voltarsi sulla strada giusta. Ecco l’urgenza di tornare al senso dell’elemosina, della preghiera, del digiuno, che sono le tre caratteristiche fondamentali della Quaresima e possono aiutarci a ritrovare il Signore e il senso della vita”. “L’elemosina, anche se piccola, – ha sottolineato il Presule – ci aiuta ad alzare gli occhi da noi stessi e ad avere compassione per chi stende la mano in cerca di aiuto. Facendo così ci avviciniamo alla compassione che il Signore ha per noi. Poi la preghiera, che non è moltiplicare parole e gesti, ma porsi nel silenzio e ascoltare le Sante Scritture che ci riportano alla Parola di Dio. In questo tempo ancor prima di parlare noi al Signore, ascoltiamo ogni giorno il Signore che parla a noi nella sua Parola. E finalmente – ha detto ancora l’Arcivescovo – il digiuno, che ci aiuta a rinunciare alla concentrazione su noi stessi, al nostro egocentrismo e anche alla smania del consumo che rende la nostra vita inquieta e triste. E ci insegna ad orientare la volontà e a disciplinare il desiderio”.

Esercizio di ascesi in Quaresima

Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima 2023 ha detto che il tempo di preparazione alla Pasqua è un “mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna”. Questo esercizio di ascesi che propone il Santo Padre troverà una qualche espressione comunitaria anche nella Chiesa di Spoleto-Norcia:

  • nel percorso di ascolto e preghiera proposto dall’Arcivescovo ogni giovedì di Quaresima alle 21.00, con il titolo “Il tuo volto, Signore, io cerco”, presso la chiesa parrocchiale di San Giovanni Paolo II in San Nicolò;
  • ogni venerdì di Quaresima, dalle 13.00 alle 14.00 nella basilica di S. Gregorio Maggiore a Spoleto, mons. Boccardo invita quanti lo desiderano ad unirsi a lui nella preghiera e nel digiuno. Si tratta di una forma simbolica per esprimere un proposito di austerità ed essenzialità e come segno penitenziale che implora dal Principe della pace il dono della pace in Ucraina e nel mondo;
  • venerdì 10 marzo, nel pomeriggio (orario da definire), a Cascia presso la basilica di Santa Rita, l’Arcivescovo in unione spirituale con tutte le Chiese che sono in Italia celebrerà una Messa per il dono della pace in Ucraina.

 

Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino

Mons. Sorrentino: “Il mondo con la sua mentalità e cultura ci ha fatto perdere il contatto, il legame tra la realtà che ci circonda e il nostro mondo”

 

Il 22 febbraio in comunione di “ascesi e sinodalità”, come Papa Francesco ha suggerito di vivere questo tempo di penitenza nel suo Messaggio per la Quaresima, in serata nella cattedrale di San Rufino è stata celebrata da numerosi presbiteri diocesani e religiosi la solenne messa del Mercoledì delle ceneri che introduce il popolo cristiano cattolico nel tempo penitenziale della Quaresima.

La messa è stata presieduta dal vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino. “Dio scuote il suo popolo nella Liturgia della Parola odierna e lo chiama a un cammino di cambiamento radicale – ha esordito il presule all’omelia – non solo esteriore, ma nel profondo del suo cuore. Il mondo con la sua mentalità e cultura ci ha fatto perdere il contatto, il legame tra la realtà che ci circonda e il nostro mondo. Un legame che però sussiste, perché ogni qualvolta s’incrina il nostro rapporto con Dio, tanto più le conseguenze negative si riversano sull’equilibrio intorno a noi. Si crea una catena a reazione di umori, conflitti, sentimenti. Tuttavia noi – ha precisato monsignor Domenico – non dobbiamo perdere la speranza e prendere il peccato sul serio. Ritornare alla preghiera, alla Parola di Dio, al digiuno di cuore capace di misericordia, aperto a ogni bene fraterno. Ricevere le ceneri allora significa farci toccare, come una carezza che Dio ci dona, come tante fiammelle accese per un’unica speranza”.

Poi durante la messa la benedizione delle ceneri e il rito della loro imposizione sul capo chino dei fedeli hanno reso la cerimonia ancora più sentita e partecipata. La celebrazione è stata animata dal coro della cattedrale guidato dalle suore francescane Immacolatine. (Suor Maria Rosaria Sorce)

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