Celebrata dai Vescovi umbri la messa in suffragio di mons. Baldi

La terra umbra, che ha dato i natali a mons. Ivo Baldi (1947-2021), vescovo di Huari in Perù, deceduto nei giorni scorsi a seguito del Covid-19, lo ha ricordato affidandolo al Signore con la celebrazione della santa messa in suo suffragio nella cattedrale di Città di Castello, presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, e concelebrata da altri vescovi e sacerdoti umbri e non solo. Il vescovo diocesano mons. Domenico Cancian, all’inizio della celebrazione, ha tratteggiato alcuni aspetti significativi della vita e personalità del Pastore defunto, come anche alcune caratteristiche della sua esemplare attività pastorale in terra di missione.

Cancian: “Esemplare testimonianza di vita”

“Il grande dolore per la morte improvvisa del nostro carissimo Vescovo di Huari Ivo Baldi Gaburri – ha detto mons. Cancian nel suo saluto – è confortato dalla sua esemplare testimonianza di vita da tutti riconosciuta. È doveroso ricordarla. La numerosa partecipazione a questa messa di suffragio si pone in stretta comunione con la Messa esequiale celebrata domenica a Piscobamba. Con questa nostra celebrazione eucaristica vogliamo dire il nostro grazie al Signore che ha ispirato e guidato la storia di vita evangelica e missionaria a tutto tondo del nostro carissimo don Ivo, così eravamo soliti chiamarlo. E anche per dire il sincero grazie a lui, nostro concittadino e confratello che rimarrà nel cuore di tutti i tifernati, e di tantissimi altri, per la sua personalità mite e coraggiosa, semplice e creativa, gentile e a volte anche ironica, dedita in modo appassionato alla missione in Perù per ben 45 anni. Qui si è profondamente inculturato fino al punto che aveva deciso di rimanerci in vita e dopo la morte. Com’è avvenuto, purtroppo in una modalità che forse non prevedeva lui, tanto meno noi”.

Don Ivo, una vita a servizio dei poveri

Mons. Canciano ricorda ancora il vescovo Ivo come “castellano doc, ha studiato al Pontificio Seminario regionale umbro ‘Pio XI’. Fu ordinato sacerdote il 9 ottobre 1971 (per cui fra poco avrebbe compiuto il 50º di Sacerdozio). Dopo soli quattro anni di ministero qui a Castello, convinse il vescovo mons. Cesare Pagani a lasciarlo partire per la missione, per breve tempo in Brasile e poi definitivamente in Perù. Incontra e sostiene l’Operazione Mato Grosso, condividendo il carisma del salesiano padre Ugo de Censi, morto da poco, assistito proprio da don Ivo. Diceva che padre Hugo era la persona che più aveva inciso nella sua vita soprattutto nella dimensione della fede.

Vescovo prima a Huaraz e poi a Huari, diocesi che ha iniziato il suo percorso con lui, territorio vasto con piccole cittadine, tante parrocchie e un migliaio di ‘caserios’. Il suo lavoro ordinario era quello di essere sempre sulla strada per far visita alle tante comunità, incontrare i sacerdoti, aiutare e sostenere le piccole comunità povere di risorse ma ricche di fede, portando ovunque il conforto umano e spirituale. Quasi sempre in viaggio su strade impervie (velocità di crociera 25 km/h), territorio che lui conosceva palmo palmo e che, su richiesta, ti descriveva in modo poetico e coinvolgente. Era diventata la sua terra: in mezzo alle montagne, quasi sempre da solo, meditava sulla bellezza della natura, sulla Parola di Dio e teneva vivi i contatti con tutti, come un padre premuroso e affezionato. In questo
modo ha realizzato un ministero straordinariamente umano ed evangelico”.

Il vescovo Domenico ricorda alcuni passaggi delle lettere scritte di recente da don Ivo, anche molto toccanti. “Il lockdown è un lusso che i poveri non possono permettersi – scriveva mons. Baldi nel marzo scorso -: noi siamo semplicemente nelle mani di Dio più che dei vaccini… questi arriveranno qui chissà quando”.

Il ‘grazie’ della Chiesa tifernate e umbra

“In questo ultimo tempo – ha aggiunto Cancian – don Ivo in modo saggio ha chiesto e ottenuto dal Papa, motivando molto bene la richiesta, la nomina del vescovo ausiliare come suo successore (che poi fu mons. Giorgio Barbetta di Gubbio), un vescovo che fosse disposto a vivere nelle montagne in mezzo alla gente povera e a prendersi a cuore l’Omg che tanto si è radicata nella diocesi di Huari, con una significativa presenza anche di nostri laici, dando molti frutti e tanta speranza per un nuovo futuro. Grazie don Ivo: con la tua testimonianza hai dato gloria a Dio e servito con passione la Chiesa, in particolare la Chiesa di Castello, Huaraz e Huari, con lo spirito missionario che Papa Francesco sta chiedendo a noi tutti. Le nostre più vive condoglianze alla zia Lina, alla cognata Pierina, ai nipoti Francesco, Valeria e Marco e ai pronipoti Giulia e Giacomo. Dal cielo don Ivo, dove ti pensiamo insieme ai tuoi cari genitori Domenico e Anna, e al tuo amatissimo fratello Fabio, che con la sua morte improvvisa ti ha recato tanto dolore, intercedi per i tuoi cari e per noi”.

Bassetti: “Vero credente e figlio dell’Umbria”

Il cardinale Bassetti, nell’omelia della celebrazione in suffragio, commentando il passo evangelico “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, ha ricordato quanto mons. Ivo abbia preso alla lettera questo invito di Gesù, dimostrandosi di essere “un vero credente e un figlio di questa terra umbra, come san Francesco d’Assisi. Il Poverello, infatti – ha commentato l’arcivescovo –, dopo aver ascoltato alla Porziuncola il discorso missionario, tratto da questo invito, capì che doveva annunciare il Vangelo, e lo fece soprattutto con la vita, e poi con le parole che sapeva rivolgere a ogni categoria di persone”.

Bassetti si è soffermato sulle parole del vescovo Baldi riguardo al tempo della pandemia in Perù, dalle quali si coglie, ha detto il cardinale, “il suo atteggiamento davanti al pericolo del virus che causava così tanti morti”. Parole che esprimono “la piena coscienza di ciò che questo pastore si sentiva chiamato a fare, anche a rischio della vita: ‘Non possiamo vivere senza andare a lavorare – scriveva mons. Baldi – e spesso penso e vedo come sia realmente possibile poterne morire'”.

Un pastore buono e un vero evangelizzatore

Prendendo spunto dalla Lettera ai Romani, proclamata durante la celebrazione, Bassetti ha detto del vescovo defunto: “Senza mai risparmiarsi, ben consapevole di quello che poteva accadergli, mons. Baldi ha accettato anche la ‘spada’, perché sapeva che nemmeno questa l’avrebbe allontanato dall’amore di Cristo. Ora, restituito alla ‘madre Terra’, in cui è stato sepolto, Lui – un vero pastore che ha speso la sua vita per le sue pecore – è totalmente consegnato al ‘Pastore grande delle pecore’ (Eb 13,20), dico grazie al Signore e a mons. Ivo per essere stato per la sua Chiesa di Huari, nel lontano Perù, il pastore buono, che chiama le sue pecore ad una ad una, le cerca senza stancarsi, le raccoglie e le passa in rassegna, non fugge di fronte al lupo, precede il gregge nel cammino della salvezza. Il pastore buono dà la vita per le sue pecorelle. Don Ivo si è speso per Cristo, si è prodigato per la sua gente, si è consumato per i suoi figli”.

“Grazie, fratello vescovo, per l’eredità che lasci alla tua diletta Chiesa, di cui sei stato un vero evangelizzatore – ha proseguito il cardinale –, con l’ansia di portare a tutti la lieta notizia della salvezza, chiamando tutti, anche i laici, uomini e donne, a farsi testimoni e annunciatori del Regno. Caro don Ivo, ora che i tuoi occhi sono illuminati dalla luce che non tramonta mai, aiuta il popolo di Huari a credere che né morte, né vita, né presente né avvenire, né potenze, né creatura alcuna, potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore. Così, anche questo commiato che ti diamo, non esprime il pianto senza speranza di chi ti ha perduto per sempre, ma piuttosto la certezza serena nella fede che, partito da questo mondo e approdato definitivamente a Dio, tu accompagni per sempre il nostro cammino verso il Signore. Ti sei lasciato attrarre. Hai compiuto – nella tua parte di vescovo – quanto mancava alla passione di Cristo per la salvezza del corpo che è la Chiesa. Ora attiraci dietro di te con il profumo forte del tuo esempio – ha concluso il cardinale Bassetti –, perché la Chiesa di Huari e di Città di Castello, che piangono la tua dipartita, si sentano sostenute e rafforzate”.