Mons. Orlando Gori festeggia il 50’di sacerdozio

A colloquio con il Vicario della diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo Tadino

Fedeli e cittadini sono invitati a partecipare alla celebrazione liturgica presieduta dal vescovo Goretti domenica 22 settembre alle ore 18 presso la cattedrale di San Rufino in Assisi, durante la quale sarà ricordato il 50’anniversario dell’ordinazione presbiterale del vicario generale della diocesi mons. Orlando Gori. Per l’occasione gli abbiamo rivolto alcune domande.Mons. Gori, come si prepara alla ricorrenza? “In spirito di semplicità. Giovedì 12 settembre mi sono recato all’eremo di Camaldoli dove trascorsi, come preludio all’ordinazione sacerdotale, un ritiro dal 6 al 12 settembre 1952. Tornato in Assisi, ricevetti il 14 l’ordinazione nella cattedrale di S. Rufino dal vescovo Placido Nicolini”. Chi preferisce ringraziare in questa circostanza? “Troppo lungo l’elenco, desidero orientare l’attenzione alla mia famiglia contadina. Non ho mai conosciuto mia madre, morta dopo il parto. Provvide al primo indispensabile nutrimento una zia. E con l’appellativo di “zia” ero solito chiamare la seconda moglie di mio padre, una donna che non ha mai fatto distinzione tra me e gli altri due figli, premurosa e saggia come del resto mio padre, rispettoso, fino al punto da lasciare a me piena libertà di scelta”. Da discente in varie realtà, compresa l’università Pro Deo e la Gregoriana, ad insegnante ed educatore. Un percorso faticoso ed accidentato? “Un percorso unito dal filo resistente di una vocazione che ha trovato alimento nel contatto con il prossimo e nella riflessione basata sulla fede. Le esperienze in qualità di direttore spirituale presso i seminari, di assistente diocesano della gioventù di Azione cattolica, di insegnante negli istituti scolastici, di assistente spirituale presso il Convitto nazionale, si sono concretizzate in simpatia e solidarietà verso le nuove generazioni”. Con quale atteggiamento psicologico ha accettato l’incarico di parroco della cattedrale? “Con piacere, ma con forte preoccupazione. La parrocchia di S. Rufino è territorialmente vasta ed antropologicamente complessa. Superate le iniziali difficoltà, grazie alla collaborazione tra sacerdoti, religiosi e laici, sono sorti validi gruppi di servizio e di animazione per iniziative pastorali e spirituali. Ringrazio Dio di aver lasciato una parrocchia in crescita, avendo peraltro goduto dell’occasione, per me eccezionale, di stare accanto al Pontefice all’interno della cattedrale”. Come parroco ha riscontrato anche lei la fuga degli adolescenti dopo la Cresima? “Tutti i parroci soffrono per questo fenomeno lacerante che non si risolve con attrazioni effimere o con bigottismo. Durante il mio mandato fu progettato il centro pastorale Regina Pacis realizzato poi dal mio successore don Giuseppe Rossetto con lo scopo di aggregare soprattutto adolescenti e giovani, purtroppo condizionati da miti e mode di una società materialistica”. E’ giusto considerare l’incarico di Vicario generale della diocesi come “croce e delizia”? “Si tratta di un ruolo delicato che impone di agire con tatto e attitudine propositiva”. Quanto le è costato umanamente consegnarsi all’opinione pubblica attraverso la recentissima raccolta di poesie Luci nella notte? “Ho esitato molto a divulgare queste composizioni. Mi hanno convinto alcuni fatttori, tra i quali il desiderio di rendere più significativo il 50’di sacerdozio”.

AUTORE: Francesco Frascarelli