Morte dei migranti. Le radici cristiane dell’Europa sono marcite?

Nel 1939 Dietrich Bonhoeffer scriveva: “Solo colui che grida per gli ebrei, può cantare il gregoriano”. Quasi un monito a sottolineare che non può essere autentica una liturgia che si dichiari estranea alla vita e che il compito dei credenti è di farsi voce dei perseguitati.

Di fronte alle stragi di migranti come quella che si è consumata nel Mar Egeo al largo delle coste greche, i cristiani sono chiamati ad alzare la voce per difendere e proteggere la vita e la dignità della vita di fratelli, sorelle e bambini che sono costretti a scappare dalla guerra. Ogni chiesa dovrebbe gridare l’indignazione e il dolore, la vergogna e il pentimento davanti a Dio e alla storia.

Se le “radici cristiane dell’Europa” non sono in grado di risvegliarci a una tale consapevolezza, sono false o marcite o inaridite. E non si tratta qui della “gara di solidarietà” cui possiamo essere richiamati da un numero verde o da una raccolta straordinaria della Caritas, quanto di contribuire a rimuovere le cause delle stragi in mare pretendendo da chi governa le nazioni europee di sedersi in una stanza fino a quando non si trovano i rimedi a quello sterminio che ricorda proprio i campi di concentramento e le persecuzioni a cui faceva riferimento il teologo tedesco.

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