Nessun licenziamento

Ast: accordo tra Thyssen Krupp e sindacati

Finalmente una schiarita. La Thyssen Krupp, proprietario dell’Ast ha trovato un accordo con i rappresentanti dei lavoratori dipendenti, cioè i sindacati. L’accordo è stato approvato dall’assemblea dei lavoratori convocata subito, anche se di domenica e seguita da un referendum.Cardini dell’accordo: revoca della cassa integrazione per i 368 lavoratori del magnetico; annullamento della messa in libertà (alias, sospensione senza salario) dei 680 lavoratori dell’inossidabile, della Titania e della soc. Fucine; tolti immediatamente i blocchi alle portinerie e gli autocarri ed i treni sono potuti uscire con il prodotto da consegnare ai clienti; grossi investimenti circa 124 milioni di euro in due anni per l’inossidabile e sviluppo delle società collegate. Come contropartita le istituzioni si sono impegnate a venire incontro alle esigenze dell’azienda in materia di energia a buon prezzo e di infrastrutture. Tutto scritto nero su bianco, come hanno chiesto i sindacati. Nessuno sarà licenziato; 155 lavoratori prossimi alla pensione saranno incentivati a lasciare il lavoro. L’accordo prevede una durata temporale fino al 2009. ‘L’accordo tra TK e sindacati è il risultato della mobilitazione lucida e tenace dei lavoratori ‘ afferma il sindaco Paolo Raffaelli ‘ e del sostegno nell’impegnativa lotta da parte delle comunità ternana e umbra, delle rappresentanze sociali, istituzionali, politiche e religiose’. Tutto bene dunque? Ombre e riserve non mancano. Intanto i sindacati insistono per la permanenza del magnetico che, secondo l’accordo, cesserà definitivamente la produzione il 31 dicembre 2005. Si chiede alla TK di passare ad altri il reparto, se proprio non vuole più produrre magnetico, ma TK da questo orecchio non ci sente. E poi: un management industriale che ha cambiato repentinamente ed unilateralmente accordi raggiunti nel giugno scorso, che garanzia dà per il futuro? Le acciaierie sono un pilastro dell’economia ternana e quindi di un equilibrio anche sociale; non si possono ‘abbandonare’ al proprio destino con superficialità e semplicità. Occorre difendere, insistere e prefigurare un diverso futuro, nel quale si possa anche sopportare un ridimensionamento delle acciaierie. Ma in un quadro complessivo confrontato con tutti gli attori della comunità, dalle istituzioni alle organizzazioni politiche e sociali, si possono trovare soluzioni condivise. Insomma le multinazionali, colossi economico-fìnanziari che agiscono sull’intero pianeta solo per fare business, devono tener conto dei contesti umani e sociali nei quali operano. La persona è più del profitto: nessuno lo deve dimenticare. II caso Terni è emblematico e, forse, il primo nel mondo in ordine temporale. Tutto serve da lezione.

AUTORE: Nicola Molè