‘Nessuno ce la farà da solo’

CARITAS/COMUNE. Incontro sulla cittadinanza nella 7a Giornata del dialogo cristiano-islamico

‘Se Dio avesse voluto, avrebbe potuto fare di voi una comunità unica (‘). Fate a gara nel compiere il bene. Un giorno ritornerete a Dio, ed allora Egli vi illuminerà sulle ragioni per cui siete diversi’. Questo passo, tratto dalla quinta sura (‘capitolo’) del Corano, è il miglior modo per illustrare lo spirito che ha animato la settima Giornata del dialogo cristiano-islamico. Per l’occasione la Caritas diocesana e il Comune di Città di Castello hanno organizzato, martedì 28 ottobre, un incontro dal titolo ‘Il dialogo tra le fedi per una cittadinanza comune’, che si è svolto presso la sala consiliare del Comune con una buona partecipazione di pubblico, equamente diviso fra le due religioni. Non è mancata tuttavia qualche polemica: il Centro culturale islamico di via della Fraternita, infatti, attraverso una lettera aperta al Comune e alla stampa, ha fatto sapere di non essere stato coinvolto né informato tempestivamente dell’iniziativa. Relatori dell’incontro sono stati don Achille Rossi, parroco di Riosecco, e Abdelkrim Benouchene, della comunità islamica di Città di Castello. Don Achille ha messo in evidenza come nessuna cultura o religione ce la faccia, da sola, ad affrontare gli enormi problemi del mondo d’oggi: giustizia sociale, ecologia, nichilismo nei Paesi occidentali. Ha poi ricordato come spesso, invece, prevalgano il tentativo di cancellare l’altro o quello di ‘addomesticarlo’ (cioè imporgli, da una posizione di superiorità, quale debba essere il suo ruolo). Di fronte a ciò, la soluzione da proporre è l’ascolto dell’altro, attraverso tre atteggiamenti. Il primo è quello di non assolutizzare il nostro modello, poiché l’umano si esprime in molti modi e tutte le religioni, usando la terminologia del Concilio Vaticano II, sono vie di salvezza. Il secondo è conoscere l’altro ed essere disposti ad imparare da lui. Il terzo, infine, è il dialogo, che significa accogliere l’altro, guardarlo con simpatia e non dall’esterno, riconoscerlo complementare a noi. Sulla stessa linea l’intervento di Benouchene, che ha sottolineato che l’islàm, così come il cristianesimo, è una religione della pace, e che il dialogo va costruito a partire dai valori comuni quali la dignità umana e la fede in un unico Dio. Numerosi gli interventi del pubblico, che hanno toccato svariate questioni: l’importanza della scuola nella conoscenza della storia delle due religioni (e in particolare delle figure di Saladino, di Federico II di Svevia e di san Francesco d’Assisi, ‘precursori’ del dialogo cristiano-islamico), i problemi degli immigrati di seconda generazione, il riconoscimento delle festività islamiche per i lavoratori musulmani. Alla serata era presente anche il vescovo Domenico Cancian, che ha espresso gioia e soddisfazione per l’iniziativa.

AUTORE: Marco Montedori