No al testamento biologico

Terni. Il Consiglio comunale respinge la proposta di legge popolare. Spaccata la maggioranza

Il Consiglio comunale di Terni ha detto “no” alla proposta d’iniziativa popolare per l’istituzione del Registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario, la cui richiesta e la relativa raccolta di firme, 396 in tutto, era stata presentata nel gennaio scorso. Terni è, finora, l’unico Comune dell’Umbria che non avrà un registro per il testamento biologico. Una votazione arrivata dopo due ore di dibattito consiliare, che ha provocato qualche strappo all’interno della maggioranza di centrosinistra (10 dei 20 voti contrari sono stati di esponenti della maggioranza). “Nell’audizione in commissione è stato presentato un breve documento – spiega Alberto Virgolino, presidente del Movimento per la vita di Terni e intervenuto ai lavori della commissione consiliare – nel quale si offrivano considerazioni mirate a valutare gli aspetti più critici del ‘testamento biologico’, quelli di carattere generale sui principi e concetti base, quelli inerenti il testo proprio della stessa proposta d’iniziativa popolare, ed una valutazione conclusiva sulle ricadute sociali e culturali di una simile iniziativa. Già in quella circostanza si era potuto cogliere un certo disagio da parte di quei consiglieri favorevoli al testamento biologico che si aspettavano forse un ‘taglio’ più ideologico o confessionale. La riflessione proposta, muovendosi invece su un piano strettamente razionale, ha permesso di evidenziare senza pregiudizi o preconcetti tutti i limiti derivanti da una scelta di individuale di vita o di morte”. L’argomento portante dei consiglieri favorevoli al testamento biologico riguardava sostanzialmente il riconoscimento di un diritto assoluto alla libertà individuale, la cui negazione significherebbe una coercizione del cittadino. “È stato fatto notare – aggiunge Virgolino – come questo criterio soggettivo mai come nel caso della decisione della propria morte, dimostri di avere una pericolosa e drammatica conseguenza: nel timore di andare incontro a sofferenze ritenute estenuanti, nell’impossibilità di esprimere la propria volontà, il soggetto che rifiuta preventivamente qualunque intervento medico, anche la semplice idratazione e alimentazione, induce lo stesso medico all’abbandono terapeutico del paziente. Il soggetto che redige un siffatto testamento biologico non si rende conto che rischia un suicidio, seppure involontario”. La riflessione tra forze politiche di maggioranza e di opposizione su un tema che riguarda la stessa vita umana, specie nella sua fase di maggiore debolezza, ha portato ad una scelta che sembra dare seguito alla vocazione propria di una città accogliente, aperta, e che sceglie di porsi a difesa della vita.

AUTORE: Elisabetta Lomoro