Padri della fede e della città

Diocesi. Festa dei santi patroni Florido e Amanzio. L'omelia di mons. Cancian

Giovedì 13 novembre la Chiesa che è in Città di Castello ha celebrato la solennità dei santi Florido e Amanzio, patroni della diocesi. Migliaia i fedeli che, già dalla celebrazione dei primi vespri, hanno partecipato alle celebrazioni liturgiche in cattedrale, come sempre organizzate con cura dal canonico mons. Loris Giacchi. Il Vescovo diocesano ha presieduto il pontificale alle ore 18, concelebrando con il Vescovo emerito e tutto il clero diocesano. Molti gli spunti di riflessione offerti dal Vescovo all’omelia. Mons. Cancian si è chiesto quale significato abbia oggi per la Chiesa castellana la celebrazione della festa dei santi patroni e quale messaggio questa celebrazione possa offrire alla città. Entrambe, infatti, guardano a Florido: la Chiesa come padre della fede, la città come padre della patria. I santi patroni, ha affermato il Vescovo, insieme all’innumerevole schiera degli uomini e delle donne che nello scorrere di ben diciassette secoli di storia hanno seguito esemplarmente Gesù e il suo Vangelo, ci ricordano il primo obiettivo da perseguire di ogni cristiano: la conversione continua a una vita santa. I santi, infatti, ci invitano ad assumerci la gioiosa e forte responsabilità di raccogliere il testimone della loro fede ‘ speranza ‘ carità, calandole nel contesto socio-culturale attuale, creando una nuova cultura cristiana. Florido e Amanzio, e con loro il santo laico Donnino, seguendo l’esempio di san Crescenziano, hanno promosso un cristianesimo autentico e vivo, una Chiesa orante e allo stesso tempo capace di testimoniare l’amore di Dio come speranza certa. In questo senso, ha ricordato mons. Cancian, i santi patroni hanno ricostruito la comunità cristiana, in crisi anche le invasioni dei Goti pagani. In questo il Vescovo ha individuato un precedente di quanto, poco meno di seicento anni dopo, sarebbe avvenuto con san Francesco d’Assisi, che nella chiesa di San Damiano si sente dire dal Crocifisso: ‘Va’ e ripara la mia chiesa che è in rovina’. I nostri santi, ha sottolineato mons. Cancian, hanno saputo allo stesso tempo ricostruire anche la città. Anche oggi i cristiani possono collaborare alla ricostruzione di un tessuto sociale e politico che ritrovi la via del dialogo sincero e riscopra l’urgenza del bene comune. Il servizio di canto è stato affidato alle tre corali cittadine (‘A. M. Abbatini’, ‘M. Alboni’ e Collegium vocale Tifernum). Anche questo è un segno di come la celebrazione della festa dei santi patroni sia patrimonio dell’intera città.

AUTORE: Andrea Czortek