Paritarie privilegiate? Ma niente affatto

Scuola. Su una polemica strumentale, interviene il dirigente dell’istituto Leonino di Terni

Gli studenti dell’Umbria il 12 settembre ritorneranno a scuola; l’anno scolastico terminerà il 9 giugno 2012. Due lunghi periodi di vacanze sono fissati per Natale e per Pasqua. Le singole scuole, poi, nella loro autonomia, fatti salvi i giorni complessivi di scuola, hanno la possibilità di apportare delle variazioni. Il bisogno di risparmiare per fronteggiare il debito pubblico, che si è abbattuto sulla scuola come su altri comparti della vita pubblica e che ha fatto sperimentare già diversi disagi negli ultimi anni scolastici, non manca di far sentire anche all’avvio di questo anno i suoi effetti negativi. Sulle pagine locali dei giornali si evidenziano questi disagi. Per quanto riguarda Terni, è di questi giorni la messa in evidenza delle difficoltà che scaturiscono dall’accorpamento delle dirigenze, operazione già iniziata lo scorso anno e proseguita in questo anno scolastico che va a cominciare: non sarà fatica da poco per il dirigente scolastico dell’Itis, ad esempio, seguitare a farsi carico anche della conduzione dell’Ipsia, per non considerare poi la ricaduta negativa di questo doppio carico sulla vita delle singole scuole. Altri disagi scaturiranno dai tagli del personale tecnico e amministrativo. Non c’è dirigente scolastico, inoltre, che non debba fare salti mortali per far fronte con il proprio bilancio di istituto a tutte le necessità organizzative e didattiche della sua scuola. A Perugia non si sta meglio. Le pagine locali dei giorni scorsi hanno parlato delle preoccupazioni dei genitori per le classi troppo affollate. Giustamente si è preoccupati per le risorse inadeguate investite nell’istruzione. Meno giusto è invece pensare che il Governo del Paese abbia in contemporanea privilegiato la scuola pubblica paritaria. Quando nel Paese alcuni sindacati e non pochi giornalisti additano la scuola pubblica paritaria come realtà che sottrae denaro alla scuola pubblica statale, mentiscono sapendo di mentire: semmai la scuola paritaria è una risorsa per la scuola statale perché ogni studente iscritto alla scuola paritaria fa risparmiare allo Stato da 5.500 a 8.000 euro, a seconda dell’ordine di scuola. Se dovessero chiudere tutte le scuole paritarie, lo Stato avrebbe un aggravio di spesa di 6 miliardi di euro l’anno, e sicuramente questo non porterebbe un giovamento per le scuole pubbliche statali. Nella mia scuola, l’istituto Leonino di Terni, ad esempio, per il settore scuole dell’infanzia, nel quale nell’ultimo quadriennio sono stati iscritti costantemente 95 bambini, per 4 sezioni, il contributo statale ha avuto questo andamento: anno scolastico 2007/08 euro 51.360,00; anno scolastico 2008/09 euro 48.916,16; anno scolastico 2009/10 euro 41.052,14; anno scolastico 2010/11, ad oggi, sono stati assegnati euro 23.516,99. È pertanto evidente che anche la scuola paritaria ha avuto una diminuzione di contributi e considerando l’anno migliore, in cui il contributo è stato di euro 51.360, la ripartizione dice che per ogni nostro alunno lo Stato ha speso appena 540,60 euro mentre per ogni alunno dello statale ha speso 6.116 euro. È evidente quanto la scuola paritaria costituisca un “affare” per lo Stato. Ma le considerazioni economiche non sono tutto, ce ne sono di più importanti.In questo decennio in cui l’emergenza educativa è stata posta al centro dell’attività pastorale della Chiesa credo che la scuola cattolica dovrebbe essere oggetto di attenta riflessione da parte delle comunità ecclesiali e in particolare dei nostri Vescovi. In Umbria fino ad oggi si è data la dovuta attenzione agli oratori anche nel confronto con l’autorità regionale fino ad arrivare ad una apposita legge per gli oratori. Perché non dare la stessa attenzione alla scuola paritaria? Lo esige la democrazia del Paese, la quale cresce con l’incremento delle possibilità che si offrono ai cittadini di poter scegliere tra più progetti educativi. Per noi credenti lo esige la natura stessa dell’educazione che per essere completa non può prescindere dalla dimensione religiosa; dimensione, oggi, purtroppo, non sufficientemente presa in considerazione – quando non negata – nella scuola statale. Una famiglia, per la quale questa dimensione fosse irrinunciabile per l’educazione dei propri figli, deve poter trovare sul territorio la possibilità di accedere a scuole che diano ad essa, che non è solo informazione religiosa, il giusto rilievo. I nostri Vescovi dovrebbero prendere in considerazione questo tema. E quanto detto è della massima rilevanza non soltanto in riferimento alla scuola dell’infanzia e primaria ma soprattutto per la scuola secondaria di primo e di secondo grado. Bisogna pur smontare il pretesto con cui bluffano coloro che si fanno scudo della Costituzione per negare il finanziamento dello Stato alla scuola paritaria. Basta andare a leggere correttamente gli atti parlamentari costituenti per vedere che la Costituzione non impedisce proprio un bel niente. Le considerazioni da fare si potrebbero moltiplicare. Ad ogni modo alla scuola che riparte per un nuovo anno dobbiamo fare i migliori auguri perché l’attività scolastica risulti proficua per gli studenti e serena per gli insegnanti e i dirigenti.

AUTORE: Gianni Colasanti