Parrocchia ‘finita’? No, ma va rinnovata

Assemblea diocesana. La relazione del vicario generale don Sgoluppi

Rimanete nel mio amore era il titolo delle linee pastorali per la Chiesa tifernate che il Vescovo ha consegnato alla comunità diocesana lo scorso anno, nel mese di settembre. Attorno a queste linee pastorali si è incentrato il lavoro dell’Assemblea ecclesiale diocesana che si è svolta nella chiesa della Madonna del Latte. La relazione iniziale è stata affidata al vicario generale don Franco Sgoluppi, che è partito dal ricordare quello che chiedevano le linee pastorali: una profonda comunione e un’intensa azione evangelizzatrice. Mons. Sgoluppi ha evidenziato i passi in avanti che si sono fatti durante l’anno: nel lavoro quotidiano delle singole comunità, nelle iniziative che hanno dato concretezza alle linee pastorali, nella collaborazione fra parrocchie in direzione delle unità pastorali. Ma ha anche sottolineato, con chiarezza e lucidità, le difficoltà incontrate: la fatica del nuovo che ci fa rifugiare nel ‘già fatto’, lo scoraggiamento di fronte ad una crescente scristianizzazione, la poca disponibilità a mettersi in gioco e ‘in rete’ con altri. Ed allora si pone una domanda: la parrocchia è finita? È tempo di trovare soluzioni nuove? La risposta di mons. Sgoluppi pare decisa: la parrocchia non è finita, ma è necessario rinnovarla e rimodellarla. Seguendo il testo della Cei Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, mons. Sgoluppi ha ribadito quali devono essere le caratteristiche della parrocchia: radicamento nel territorio e nei vari ambiti di vita delle persone, l’essere Chiesa di popolo aperta a tutti, la spinta evangelizzatrice. Questo lavoro, valutando realisticamente le forze in campo (diminuzione di sacerdoti e religiose, flessione del volontariato), non può più essere svolto dalle singole parrocchie: è finito infatti il tempo della parrocchia autosufficiente. Il Vicario generale ha avanzato dunque alcune proposte per una pastorale d’insieme che sia strutturata, e non semplicemente affidata alla buona volontà dei singoli. Gli spunti di riflessione sono stati poi approfonditi nei lavori di gruppo delle tre zone pastorali che hanno presentato le loro relazioni l’indomani, quando è stato mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra, a presentare le urgenze pastorali delle chiese umbre. ‘È questo il tempo che Dio ci ha dato per diventare santi ‘ ha precisato il presule ‘ e in questo tempo le situazioni difficili che stiamo vivendo sono rappresentate dai giovani, dalle famiglie e dalla scarsità di clero’. Stanti queste difficoltà, dobbiamo chiederci però cosa ci stia insegnando il Signore con questa storia. Forse è necessario che la nostra realtà venga letta come un appello rivolto da Dio ai credenti ad essere tutti evangelizzatori.

AUTORE: Marco Montedori