Popoli che chiamano

All'Umbria International Film Fest si parlerà anche della missione di Ntambue, dove occorrono nuovi stimoli e progetti

Durante il Film Festival Popoli e religioni – Umbria International Film Fest, che si terrà dall’ 8 al 15 novembre, si realizzerà una sezione importante dedicata all’Africa, alla situazione umanitaria e sociale del Continente nero e soprattutto alla missione diocesana in Ntambue, creata oltre 20 anni fa nell’ambito della cooperazione missionaria tra le Chiese e da sempre sostenuta e animata fortemente da don Fernando Benigni. Il desiderio di voler fare il missionario nel terzo mondo nacque in don Fernando a 18 anni e si realizzò a 45 anni grazie a mons. Franco Gualdrini. Quest’esperienza ha cambiato la vita di don Fernando, che dopo molti anni, a causa dei problemi di salute è stato costretto a lasciare la ‘sua’ Africa, che nel suo cuore e nella sua mente è tuttora presente. È emozionante leggere le lettere che don Fernando scrisse nel corso degli anni raccontando la sua esperienza e la vita da missionario, ed è altrettanto emozionante vedere la luce nei suoi occhi ricordando quei momenti, difficili ma indimenticabili. È importante ricordare l’attività missionaria in Ntambue di don Fernando, don Edmund, don Maurizio, don Leopoldo e don Sergio, che per vent’anni si sono alternati nell’attività di cooperazione tra Chiese sorelle di due diocesi lontane. ‘Il nostro lavoro nel corso degli anni ha previsto iniziative di ordine sociale, alfabetizzazione ed evangelizzazione: abbiamo costruito scuole in tanti campi, per permettere ai bambini di avere un’istruzione con maggiore facilità’ spiega don Fernando: un lavoro a cui non sono stati riconosciuti i giusti meriti. E aggiunge: ‘Abbiamo fatto un grande opera di promozione umana e culturale, in un territorio difficile anche per la sua estensione e la quantità di popolazione: circa 50 mila abitanti’. Stiamo parlando della Repubblica democratica del Congo, dove la maggior parte delle morti non è provocata dalle violenze del conflitto in corso nel Paese africano, ma piuttosto dalla malnutrizione e dagli evitabili disagi dovuti al collasso delle strutture sanitarie. Si calcola che la crisi che affligge la Repubblica democratica del Congo uccida 38.000 persone ogni mese, 4.000.000 dall’inizio del conflitto. Lo scopo della missione è sempre stato quello di promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo, per garantire un istruzione, migliori cure sanitarie, condizioni igieniche e di vita accettabili. La missione è costituita da 108 piccoli villaggi e 4 centri pastorali: Ntambue, Cisenge, Kalomba, Nkonko Ciele. C’è un centro pastorale con 34 comunità di base sparse sul territorio, con un organizzazione catechistica. Gioiose e partecipate sono le liturgie; l’offertorio è carità per i più poveri del villaggio. La difficile situazione umanitaria necessita di impegno costante da parte della diocesi :’La parrocchia è immensa ‘ commenta don Fernando -. Abbiamo chiesto al Vescovo di impegnarsi, di farci avere un supporto maggiore; spero che questo si realizzerà, perché al momento non c’è un forte impegno di coordinazione diocesana e neanche del centro missionario; ora c’è solo don Sergio a guidare la missione in Ntambue. Al più presto tornerò anch’io, ma in forma privata, per rivedere i miei amici e monitorare la situazione. Vorrei poter portare anche i laici, per far conoscere la situazione e far capire che – è paradossale, ma è proprio così – questi poveri ci arricchiscono di quello che dalle nostre parti viene sempre più a mancare’.

AUTORE: Benedetta Rinaldi