Quaresima: tempo di conversione e di penitenza che impone obblighi tanto più pressanti in questa diocesi percorsa dai passi di Francesco e pervasa dalla sua santità: l’ascolto della Parola, la testimonianza del Vangelo, la preghiera, la carità, il digiuno: doveri certamente permanenti, ma che reclamano maggiore coerenza in questo periodo, tanto da stimolare nel cristiano (forse immaturo e/o immerso nella secolarizzazione) dubbi e interrogativi. Quale svolta la mia volontà ha impresso alla vita? Dove trarre la forza per percorrere l’itinerario della salvezza oltre la meta della Resurrezione? Quale penitenza sarò in grado di affrontare? Quell’espressione “vi è più gioia nel dare che nel ricevere” riesce a vincere l’egoismo annidato nell’anima? Il digiuno, anche inteso come semplice sobrietà, è compatibile con l’edonismo che domina le mie scelte? Il vicario generale mons. Orlando Gori, esaminata la situazione della diocesi nel tempo liturgico della Quaresima, è pervenuto ad una triplice distinzione: esiste una prima categoria, piuttosto consistente, costituita da persone abitualmente avviate ad una esistenza cristiana, capaci di rinunce, impegnate nel sociale, rispettose delle pratiche religiose, pronte alla collaborazione ecclesiale, consapevoli del significato delle occasioni liturgiche; altra categoria è costituita da una fascia maggioritaria che si accosta alla Chiesa saltuariamente, non fa mancare in alcune situazioni il suo apporto, interpreta la Quaresima come altre fasi alla stregua di un periodo prefestivo svuotato di qualsiasi valenza; la terza categoria, fortunatamente minoritaria, resta indifferente a qualsiasi circostanza, demotivata e inattiva. Tale analisi induce almeno ad una domanda. A quale categoria appartengo? Il ruolo del clero si è rivelato anche questa volta insostituibile, validamente supportato dall’operosità di un gruppo motivato e trainante di laici. I riti tradizionali hanno generalmente riscontrato rispetto e partecipazione: la benedizione delle famiglie, l’adorazione eucaristica, la Via Crucis, le stazioni quaresimali della domenica, la riproposizione nella basilica inferiore di San Francesco dell’esercizio della Corda Pia (cuori pii) quale celebrazione della simbiosi tra il Cristo crocifisso e Francesco stigmatizzato. Veglie di preghiera e di meditazione hanno interpretato le apprensioni e le aspirazioni del Pontefice. La Caritas diocesana ha proposto alle comunità parrocchiali un concreto aiuto a favore della costruzione di un istituto superiore per l’agricoltura nel villaggio di Kasumo in Tanzania. Ragazze e giovani della diocesi hanno raccolto ferro e indumenti e confezionato oggetti artigianali da vendere allo scopo di autofinanziare un campo missionario di lavoro. La festa di beneficenza presieduta dal vescovo mons. Goretti, incardinata sulla vendita all’asta di opere offerte da vari artisti, ha consentito, grazie alla solerte abilità del “battitore” Giovanni Zavarella, di raccogliere un ulteriore contributo. Lo spettacolo televisivo Nel nome del cuore, animato da ospiti illustri presso la basilica superiore di San Francesco, concessa dai frati del Sacro Convento, è invece destinato, attraverso la raccolta dei fondi, a soccorrere l’indigenza dei bambini dello Zambia e del Malawi. Nel fervore solidaristico manifestatosi non può che rallegrare l’inaugurazione, dopo gli interventi di ripristino, della Curia provinciale e del Convento dell’Immacolata dei Cappuccini in via S. Francesco, animati da autentico spirito missionario.
Preghiera e attività concrete per prepararsi alla Pasqua
Momenti di meditazione e di solidarietà nella Quaresima 2003
AUTORE:
Francesco Frascarelli