Proposta sull’educazione

Secondo momento di riflessione su “La sfida educativa” promosso dalla Ceu

“L’ educazione è il bene pubblico per eccellenza”. Ne è pienamente convinto Sergio Belardinelli, intervenuto venerdì 19 marzo al secondo appuntamento del ciclo di incontri su “La sfida educativa” proposti dalla Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università (Cresu) della Conferenza episcopale umbra. L’incontro si è svolto alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Erano presenti al tavolo dei relatori il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, Giovanni Carlotti coordinatore Cresu, e la prof.ssa Rita Ferri. Il prof. Belardinelli, sociologo dell’Università di Bologna, è stato curatore del volume La sfida educativa: rapporto-proposta sulla educazione, pubblicato per Laterza nell’ottobre 2009, a cura del Comitato per il progetto culturale della Cei, presieduto dal cardinale Camillo Ruini. Un volume ricco di contenuti e articolato in varie tematiche – ha ricordato – tra cui l’educazione, la famiglia, la scuola. “Non è un libro di pedagogia – ha precisato – ma un libro dove si parla di educazione perché tramite l’educazione si ritiene che possa riprendere valore l’emergenza antropologica e riaprire un discorso sull’uomo”. Perché oggi è così difficile educare?, si è chiesto Belardinelli, rivolgendosi alla platea, costituita soprattutto da insegnanti. “Per la mia generazione – ha detto – era un processo meccanico, non costituiva un problema. Famiglia, scuola, società lavoravano di comune accordo all’educazione e alla socializzazione dei nuovi venuti, secondo modelli largamente condivisi. La moderna individualizzazione ha progressivamente messo in questione questi automatismi. Poi, in questi ultimi decenni, la libertà di ciascuno di orientare a piacimento la propria vita è diventata una sorta di dogma da far valere in ogni ambito della vita individuale e sociale. Ecco dunque che gli automatismi educativi e socializzanti del passato vanno in frantumi. L’educazione, da compito spontaneo che era, diventa una vera e propria sfida; addirittura, come la Chiesa denuncia ormai da molti anni, un’emergenza”. In passato, a tutti era chiaro cosa si dovesse fare. Se non c’era la scuola c’era il quartiere: il controllo sociale era scontato. “I genitori non erano ancora diventati i sindacalisti dei nostri figli. Oggi – ha sottolineato – la realtà socio culturale in cui vivono i nostri giovani è diversa, è centrata sull’individuo e non sulla società condivisa. Questi giovani non hanno più il senso storico. Manca in loro la percezione di essere stati generati da qualcuno, e per questo non hanno voglia di generare qualcuno”. “Oggi tutti godiamo di maggiore libertà – ha detto ancora Belardinelli -, abbiamo a disposizione tanti mezzi di comunicazione che dovrebbero dimostrare maggiore responsabilità, soprattutto da parte dei vari soggetti coinvolti nei diversi processi educativi. Di conseguenza ci ritroviamo a vivere in un contesto sociale in cui mai come oggi l’educazione è stata tanto necessaria, visto che, essendo tutti più liberi e più bombardati da tante informazioni, siamo anche più esposti, specialmente i ragazzi e i giovani, al rischio di non venire a capo della nostra vita”. E ancora. I giovani come si rapportano con la generazione attuale? “Una larga maggioranza – sostiene – non riesce ad avere una consapevolezza generazionale, non sentono di appartenere a qualcuno, di essere inseriti in una storia che abbia un senso. Una storia fatta soprattutto di un prima e un dopo che renda sensato il loro passaggio sulla terra. Educazione come generazione, questo è il tema più importante – ha ribadito – su cui il Rapporto-proposta si sofferma molto. Per concludere non poteva mancare una riflessione sull’importanza della qualità dell’educazione, “questione decisiva che deve entrare nel dibattito pubblico”.

AUTORE: Manuela Acito