La Sanità non ha la sfera magica

di Pier Giorgio Lignani

In questi giorni è al centro dell’attenzione il Sistema sanitario pubblico. Finora l’opinione prevalente era che funzionasse passabilmente bene, pur tra tanti difetti e tante cose che potrebbero migliorare. Improvvisamente ci siamo accorti che non era (non è) preparato a far fronte a un’emergenza planetaria che nessuno avrebbe potuto prevedere. 

Però ormai siamo abituati a pensare che lo Stato può e deve avere la risposta pronta e appropriata per qualunque necessità o disgrazia. Così, molti si scandalizzano perché negli ospedali non ci sono abbastanza posti letto in Terapia intensiva, e perché non si provvede immediatamente a crearli. Ma non è così semplice. 

Un posto letto in un ospedale – specie se in terapia intensiva – non è come un posto letto in un dormitorio per i senzatetto: quattro mura, un materasso e una coperta. Se un ospedale ha un certo numero di posti letto, deve dimensionare in proporzione tutta l’organizzazione, le attrezzature, i servizi, e naturalmente anche la dotazione di personale medico, paramedico, tecnico e ausiliario.

Perché in ogni momento dev’essere pronto a funzionare, anche se improvvisamente tutti i posti letto venissero occupati. D’altra parte, il personale non si può tenere chiuso in un armadio per tirarlo fuori quando ce ne sarà bisogno.

Quindi, salvo un certo margine per le emergenze prevedibili, non avrebbe senso tenere libero un intero reparto come riserva per un’emergenza imprevedibile come l’attuale coronavirus. E allora?

Verrebbe da dire: facciamo come i cinesi che hanno realizzato in dieci giorni un ospedale da mille posti (ed è vero, mica una battutaccia come quella dei cinesi che mangiano i topi vivi). Anche se, in realtà, quello è poco più che un ospedale da campo, e gli ospedali da campo li fa anche la nostra protezione civile con il concorso delle organizzazioni di volontariato.

Sono diverse le dimensioni, ma laggiù è tutto più grande, e mille posti in un ospedale da campo a Wuhan valgono a ottanta posti in un ospedale da campo in Umbria. Ma, certo, quanto a capacità di lavoro i cinesi ci battono; e su questo si dovrà fare qualche riflessione.

Magari quando sarà passato il coronavirus.