SANTA CROCE. Delegazione Caritas di Mostar a Castello

"Dire grazie è poco"

Il dramma della guerra in Bosnia e della difficile ricostruzione. Di questo si è parlato nella chiesa di Santa Croce sabato 8 febbraio con don Ante Komodina, direttore della Caritas di Mostar, e con due suore vincenziane, Arcangela e Paolina, che seguono specifici progetti in quella diocesi. Non tutti sanno che Città di Castello e Mostar sono legate da quattro spedizioni di aiuti umanitari di cui si è fatto promotore un gruppo di castellani che hanno coinvolto anche la Caritas tifernate. Don Ante è venuto a Città di Castello prima di tutto per ringraziare il gruppo di persone che ha permesso il rapporto umanitario. “Dire grazie – ha detto – forse è troppo poco, dato che il ringraziamento è già diventato un’amicizia che vorrei restasse per un lungo periodo”. L’amicizia – ha ricordato il sacerdote – vale più dei beni che vengono spediti. La Bosnia ed Erzegovina è un paese che conta circa 4 milioni e mezzo di abitanti: croati, serbi, musulmani. A causa della pulizia etnica sono stati cacciati dalla Bosnia più di un milione di persone. La guerra – conclusasi nel ’95 con gli accordi di Dayton – ha prodotto numerose rovine, non solo agli edifici, ma tra le persone e nei cuori. La Caritas di Mostar – lo si è visto con dei filmati – cerca di venire incontro a molteplici esigenze causate dalla crisi economica e sociale post bellica. Sono quattro le aree di intervento della Caritas: aiuto di emergenza alle persone più bisognose; cura dei bambini e dei giovani (la Caritas gestisce un asilo per bambini, una casa per le studentesse povere, un casa sicura per le donne ed i bambini vittime di violenza ed un consultorio familiare); cura delle persone disabili; cura delle persone anziane (con il progetto Veronica). Tutto questo la Caritas di Mostar lo può fare grazie agli aiuti che provengono dall’estero: Italia, Austria, Germania. La Caritas bosniaca – pur aiutando tutti i bisognosi, non solo i ducentomila cattolici – non riceve sussidi dallo Stato e non è riconosciuta come istituzione, ma solo in senso morale. I promotori dell’aiuto umanitario alla Caritas di Mostar contano di partire un’altra volta a maggio. Per fare questo lanciano un appello a tutti gli interessati per raccogliere pannoloni, vestiti (possibilmente nuovi), lenzuola, federe, traverse, generi alimentari da portare in Bosnia. Chi vuole può anche offrire denaro necessario alle spese di spedizione e di sdoganamento. Per ulteriori informazioni si può fare riferimento alla Caritas diocesana, in piazza Gabriotti a Città di Castello (tel. 075.8553911).

AUTORE: Francesco Mariucci