Schiarita sulla crisi della Merloni

Gualdo Tadino. Positivi i sindacati sul programma di rilancio

Nubi dense si erano addensate nei giorni scorsi sulla situazione della Merloni, il ‘gigante’ fabrianese degli elettrodomestici che dà lavoro ad oltre 5.000 dipendenti fra Marche ed Umbria. Paura, in particolare, per la sorte delle centinaia di operai gualdesi ed eugubini che lavorano nello stabilimento di Gaifana, dove provvedimenti di cassa integrazione a rotazione erano già in corso da due anni e dove, dal mese scorso, si era iniziato a parlare concretamente di mobilità e licenziamenti. Inoltre, trasferimenti di operai ‘ giudicati ‘sospetti’ dai sindacati ‘ avevano dato adito a voci insistenti di smantellamento di alcuni settori della produzione. La Merloni elettrodomestici, in effetti, produce ed esporta nell’Europa dell’est elettrodomestici di qualità inferiore, mentre lavora per conto terzi per non pochi marchi italiani ed esteri su prodotti tecnologicamente avanzati: un errore di valutazione nella gestione potrebbe scalzarla definitivamente dal mercato dell’Europa occidentale, con conseguenze fatali per la stessa impresa. Ma l’incontro fra dirigenza industriale e sindacati, giovedì scorso 6 ottobre, sembra aver momentaneamente allontanato la tempesta. Benché, in effetti, le difficoltà restino e non siano state nascoste dalla gestione, i sindacati hanno accolto positivamente il programma di rilancio presentato dalla Merloni: si parla di una consistente mole di investimenti, si parla di una diversificazione della produzione, non si parla né di mobilità né di licenziamenti, mentre i provvedimenti di cassa integrazione resteranno solamente occasionali, a rotazione e non diverranno strutturali. In particolare i rappresentanti sindacali hanno giudicato positiva la condivisione di progetti ed intenti fra dirigenza e dipendenti. Quante famiglie! Sono oltre 1500 le famiglie umbre che dipendono economicamente dalla Merloni elettrodomestici, distribuite fra Gualdo Tadino, Gubbio e fascia appenninica. Fino a pochi anni fa, il tasso di disoccupazione praticamente allo 0% di queste zone era in gran parte dovuto alla estrema facilità delle assunzioni. Ma da qualche tempo, fra contratti a breve termine non rinnovati e cassa integrazione a rotazione, il sogno del posto facile, sicuro (e senza specializzazione e formazione) pare essere sfumato’

AUTORE: Pierluigi Gioia