Sei uomo, donna oppure “gender”?

A Perugia il Convegno nazionale di bioetica “Identità di genere”

L’idea che la differenza sessuale non si fondi su una realtà biologica ma sia determinata solamente dal tipo di educazione ricevuta, nacque nel 1972 ad opera del medico statunitense Money, della Johns Hopkins University. Questa teoria, su cui si fonda il nuovo concetto di “gender – genere”, si sviluppa nell’ambito del decostruzionismo ed è stata accolta con entusiasmo dal femminismo radicale americano, con l’intento di spiegare l’origine della posizione subordinata della donna nella società e di individuare i modi per correggerla. Ne consegue l’idea che i confini fra uomini e donne non siano “naturali”, ma costruiti da una cultura “patriarcale”, nonché lo sviluppo di una fitta attività di decostruzione delle categorie culturali, considerata essenziale per poter pensare il mondo dal punto di vista delle donne. Di qui il successo e lo sviluppo della “teoria gender”, nonostante la ricerca scientifica abbia ampiamente confermato come la differenza maschio / femmina sia presente già nel Dna di ogni essere umano. Questa nuova teoria non si è limitata a proporre un nuovo tipo di classificazione teorica degli esseri umani ma, come enuncia la più importante teorica del gender, Judith Butler, ha dato vita “a una agenda politica per il futuro” correlata “ai mutamenti nella struttura della parentela, ai dibattiti sul matrimonio gay, alle condizioni per l’adozione e all’accesso alla tecnologia riproduttiva”. Dalla scienza alla politica il passo è stato breve; infatti, il problema del genere è stato al centro della battaglia politica nelle conferenze delle Nazioni Unite al Cairo e a Pechino: l’obiettivo è stato negare che le diversità fra donne e uomini siano naturali e sostenere che, se costruite culturalmente, possono essere modificate a seconda del desiderio individuale. Da qui il termine gender – più elegante e neutro di “sesso” – non solo è entrato nel nostro linguaggio, ma è usato addirittura nella denominazione di un filone di ricerca accademica, spesso però nell’inconsapevolezza del suo rivoluzionario significato ideologico-culturale. Il concetto di gender rappresenta infatti il primo passo per sviluppare in modo più ampio lo sganciamento dell’identità sessuale dalla realtà biologica, tanto che il gender incontra il suo logico sviluppo nell’approccio queer, cioè nella prospettiva dell’identità sessuale come scelta mobile e revocabile, anche più volte nel corso della vita dalla stessa persona. La teoria del gender viene utilizzata per negare la differenza biologica fra i sessi, sperando così di renderli uguali. In tal modo, tuttavia, ci si dimentica che si può essere differenti senza essere per forza diseguali, perché la differenza non è sinonimo di discriminazione: la differenza non si oppone all’eguaglianza, ma alla similitudine e all’identità. La teoria del gender, negando la differenza sessuale, vuole trasformare in modo definitivo la cultura occidentale cambiando completamente l’idea di natura e di identità naturale, il concetto di famiglia e di procreazione, tutti nodi fondamentali di qualsiasi sistema antropologico. Il rischio concreto è che, introducendo la neutralità del gender, venga distrutto quel complesso sistema simbolico e culturale in cui la parentela è un’istituzione che attribuisce a ognuno un suo spazio, definendo chi è rispetto a chi. La confusione degli spazi comporta una confusione dell’identità. È importante rendersi conto della vera portata di questo cambiamento, prima di prendere decisioni legislative su questi problemi, e magari contribuire, anche solo in modo passivo, alla diffusione della cultura del gender.Il Centro di bioetica “Filèremo” di Perugia, membro della Società italiana di bioetica e comitati etici (Sibce), è stato investito dell’onore di organizzare il X Convegno nazionale Sibce, dal titolo “Identità di genere: aspetti medici, bioetici e giuridici”, che si terrà a Perugia il 25-26 novembre. Nelle due giornate congressuali il Centro “Filèremo”, alla luce di un’ispirazione personalista e avvalendosi di autorevoli competenze nelle diverse discipline interessate, vuole proporre una approfondita riflessione sui problemi medici, antropologici e giuridici derivanti dalla diffusione della teoria gender nel nostro Paese e della sua ricaduta su futuri progetti legislativi. IL CONVEGNO Il Centro di bioetica “Filèremo” organizza a Perugia il X Convegno nazionale Sibce, dal titolo “Identità di genere: aspetti medici, bioetici e giuridici”, il 25-26 novembre. Nelle due giornate congressuali il Centro di bioetica, sulla base dell’ispirazione personalista (ovvero che mette al centro il valore assoluto di ogni persona) e avvalendosi di autorevoli competenze nelle diverse discipline interessate, proporrà una riflessione sui problemi medici, antropologici e giuridici derivanti dalla diffusione della teoria gender nel nostro Paese e della sua possibile ricaduta su futuri progetti legislativi. Fra i relatori Filippo M. Boscia, presidente nazionale della Società italiana di bioetica e comitati etici, e mons. Ignacio Carrasco De Paula, presidente della Pontificia accademia per la vita. Crediti Ecm per i medici. Per informazioni e iscrizioni: cdbumbria@libero.it, cell. 339 4441129 – 333 5671890

AUTORE: Fabio Ermili