Solennità di Maria Assunta in cielo: le celebrazioni a Canoscio

Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo alla presenza di numerosi pellegrini

Il giorno di ferragosto, come è tradizione, migliaia di pellegrini hanno fatto visita alla basilica della “Madonna del Transito” di Canoscio dove ogni anno viene celebrata con particolare solennità l’Assunzione in cielo della Vergine Maria. Momento culminante dell’intensa giornata è stata la Celebrazione eucaristica delle ore 11, presieduta dal Vescovo di Città di Castello. Durante l’omelia mons. Pellegrino Tomaso Ronchi ha ricordato che l’Assunzione di Maria “è una speciale partecipazione alla Risurrezione di Cristo ed è un’anticipazione della risurrezione dei cristiani”. Pur capitando in un periodo distratto e, per molti, dissipato (perché il ferragosto, con le inevitabili occasioni di divertimento, prende volentieri il sopravvento sulla celebrazione mariana), la festa dell’Assunzione interessa direttamente tutte le persone poiché “dove ora è Maria, là saremo un giorno anche noi e come Lei è viva, con la sua anima e il suo corpo glorificato, così, alla fine dei tempi, anche noi, se faremo parte dei giusti, risorgeremo con il corpo glorificato”. Il Vescovo ha presentato alcuni dei temi più cari alla Chiesa che venera Maria come la “piena di grazia”, cioè la “tuttasanta”. “La Madonna – ha detto mons. Ronchi – è esaltata nella gloria celeste al di sopra degli angeli e dei santi perché, in virtù della sua sconfinata umiltà, si è resa ‘grande’ davanti a Dio, tanto che le generazioni la chiameranno ‘beata'”. Maria vive quel processo di abbassamento per l’esaltazione richiesto dal Vangelo: “Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. Se Gesù fu Colui che si è umiliato all’inverosimile ed ha ricevuto il massimo di esaltazione, anche nell’esistenza della Madonna – ha sottolineato mons. Ronchi – si riscontra un simile processo, tanto da poter dire che queste parole si realizzano totalmente in Maria. Maria Santissima apparteneva alla categoria dei poveri e umili di Israele. Soprattutto, la Madonna “fu povera, umile e docile nel senso della prima delle beatitudini evangeliche: “Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli”. Fu povera perché “serva e ancella del Signore”; perché pienamente docile ad accogliere la Parola; perché costretta all’esilio; per la difficoltà a comprendere fin dall’inizio il mistero di Cristo, avendo anche lei avanzato nella peregrinazione della fede; perché sul Calvario, pur con immenso dolore nel cuore, si associò al sacrificio redentivo del Figlio Gesù per la salvezza dell’umanità”. Anche oggi – ha ribadito il pastore della Chiesa tifernate – la missione di Maria continua senza sosta in una dimensione universale, come universale è la redenzione operata da Cristo, alla quale Maria ha contribuito in maniera speciale. E la sua mediazione conserva una connotazione materna specifica, che la distingue dalla mediazione di tutte le altre creature. Con le parole di Paolo VI mons. Ronchi ha ricordato che “all’uomo contemporaneo non di rado tormentato tra l’angoscia e la speranza… la beata Vergine Maria… offre una visione serena e una parola rassicurante: la vittoria della speranza sull’angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul turbamento, della gioia e della bellezza sul tedio e sulla nausea, delle prospettive eterne su quelle temporali, della vita sulla morte”. A Canoscio la festa è proseguita anche l’indomani con la giornata dedicata ai bambini: al termine di ogni messa i fanciulli sono stati benedetti ed affidati alla materna protezione di Maria.

AUTORE: Francesco Mariucci