Solidarietà e sviluppo in Uganda

L'associazione Assos ha avviato una serie di iniziative umanitarie in Africa. Ne parla il vescovo ugandese di Ardua

La cultura di solidarietà che, dal 1999, vede impegnata l’associazione Assos – Associazione solidarietà e sviluppo (www.assosterni.it) in centro Africa, con attività di assistenza ed interventi allo sviluppo, sia in campo socio sanitario che in ambito scolastico, ha in questo ultimo anno raggiunto anche l’Uganda, in un accordo di cooperazione con la diocesi di Arua e con il suo vescovo mons. Friederick Drandua. Il vescovo ugandese, in questi giorni a Terni per degli accertamenti medici, conoscitore dell’Umbria e membro della Comunità di Sant’Egidio, ci ha parlato del suo Paese e di quanto è stato fatto e si sta facendo per l’evangelizzazione e la promozione umana della popolazione di un territorio a lungo martoriato dalla guerra. Com’è oggi la situazione umanitaria in Uganda? ‘È drammatica. Il 90% della popolazione ha come unico mezzo di sussistenza l’agricoltura, che si serve di mezzi assolutamente elementari; non ci sono aziende e il commercio, anch’esso elementare, è limitato alle città più importanti. L’unico mezzo di trasporto per la popolazione è l’autobus, mentre la ferrovia, al nord del Paese, non esiste più a causa della guerriglia. L’istruzione è ancora limitata: solamente le scuole primarie sono gratuite, mentre la scuola secondaria e soprattutto l’università ha dei costi che la maggior parte della popolazione non può assolutamente permettersi, oltre al fatto che i bambini rappresentano una risorsa importante come forza lavoro’. L’Assos ha iniziato ad operare ad Arua con quali iniziative e progetti? Quali altri passi sono necessari?’L’Assos, grazie all’accordo di cooperazione con la diocesi, ha operato ad Arua attraverso il sostegno sanitario: distribuzione di medicinali ad ospedali e dispensari e sostegno socio-culturale a scuole, orfanotrofi e adozioni a distanza. Il punto di riferimento è la parrocchia di Oluko, dove è stata creata una guest house per i volontari. Tra le attività auspicabili, si necessita di materiale idraulico per la purificazione dell’acqua e di personale che possa insegnare alla popolazione mestieri alternativi artigianali’. L’Uganda è un Paese multietnico, dove coesistono molte religioni: 45% cattolici, 35% anglicani, 10% musulmani, 1% di religione africane e una piccola comunità ebraica. Questo influenza, in qualche modo, il processo di solidarietà portato avanti dalle associazioni? ‘C’è rispetto e coesistenza pacifica tra le diverse religioni, ed apertura nei confronti dei progetti di solidarietà anche se provengono da associazioni religiose diverse; c’è la consapevolezza dell’urgenza di aiutare la popolazione, che è in una situazione drammatica. La Chiesa ha la volontà e i mezzi per aiutare la popolazione; la sua presenza tra la gente è accettata molto volentieri’. A livello internazionale c’è l’attenzione necessaria nei confronti della situazione dell’Uganda? ‘L’attenzione, a livello internazionale, c’è stata solamente negli ultimi anni. Un risultato è stato raggiunto di recente quando, grazie alla pressione internazionale, il presidente Yoweri Kaguta Museveni, rieletto per la terza volta con metodi antidemocratici, ha ammesso un governo multipartitico. È comunque necessario un intervento maggiore delle ambasciate e soprattutto il sostegno da parte di organizzazioni Ong, che possono conoscere meglio la realtà del Paese e aiutare direttamente la popolazione più povera, perché spesso gli aiuti dei governi internazionali non arrivano a destinazione’.

AUTORE: Benedetta Rinaldi