‘Sposi, invitate Gesù’

DIOCESI. Festa della Madonna delle Grazie

C’è un’immagine alla quale i castellani sono particolarmente affezionati: quella di Maria venerata come Madre delle Grazie. Un quadro prezioso, recentemente restaurato, è custodito nell’omonimo santuario; una fede vivissima fa di quel santuario una meta per tanti che invocano la Madre di Cristo per ottenere qualche grazia. Per questa fede tante persone hanno partecipato alle celebrazioni che si sono svolte domenica scorsa, 26 agosto, per onorare la festa della patrona principale della città e secondaria della diocesi. Nel pomeriggio il vescovo mons. Pellegrino Tomaso Ronchi ha celebrato l’eucaristia, durante la quale ha ricordato che la prima grazia che ci dona Maria è Cristo stesso. La liturgia del giorno proponeva la lettura del brano evangelico delle nozze di Cana di Galilea. Là era presenta anche Maria, in veste, pare, non di semplice invitata, ma come una di quelle persone amiche di casa che si chiamano a dare una mano perché tutto riesca bene. E c’era anche Gesù, che da poco aveva cominciato la sua predicazione pubblica. Il miracolo compiuto da Gesù, quello di trasformare l’acqua in vino per permettere di far continuare la festa di nozze, salvò la gioia degli sposi e permise di continuare la festa. Una bella grazia per quegli sposi che, altrimenti, avrebbero visto naufragare ben presto la gioia della festa più importante della loro vita. Anche oggi quella stessa grazia portatrice di gioia va chiesta a Maria per tante famiglie che, dopo la gioia iniziale, vivono il matrimonio come una grande delusione. Anche oggi ‘ ne è convinto mons. Ronchi ‘ l’unico rimedio per tante famiglie deluse è ‘invitare Gesù alle proprie nozze. Se Egli sarà di casa, a lui si potrà ricorrere quando comincia a venir meno l’entusiasmo, l’attrattiva fisica, la novità, l’amore con cui si era partiti da fidanzati, perché dall’acqua della routine quotidiana egli saprà far nascere, a poco a poco, un nuovo vino migliore del primo, cioè un nuovo tipo di amore coniugale, meno effervescente di quello giovanile, ma più profondo, più duraturo, fatto di comprensione, di conoscenza reciproca, di solidarietà, fatto anche di tanta capacità di perdonarsi’. Tutto questo significa anche riscoprire che il matrimonio è una vocazione, una chiamata a realizzare la in un certo modo la propria vita, progetto che viene da Dio e che da Lui deve trarre la forza e la norma di comportamento. Una supplica poi il Vescovo l’ha rivolta a Maria perché assista ‘Città di Castello e l’intera diocesi che in te confida e a te si affida’. Non ha dimenticato nessuno, mons. Ronchi, partendo dai sacerdoti e da tutti i religiosi fino a tutte le comunità cristiane, dai malati a coloro che sono colpiti da tristi episodi di violenza, dai bambini e dai giovani a tutti coloro che hanno responsabilità civili, sociali e politiche.

AUTORE: Francesco Mariucci