Studenti stranieri, risorsa della Chiesa

Si è tenuto a Roma il terzo Congresso mondiale di pastorale per gli studenti internazionali

Si è appena tenuto a Roma il III Congresso mondiale di pastorale per gli studenti internazionali, organizzato dal Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, sul tema “Studenti internazionali e incontro delle culture”. “La capacità intellettuale e la passione di avventurarsi alla ricerca di un futuro migliore caratterizzano la natura della giovane generazione studentesca”, ha sottolineato, aprendo i lavori, mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Da una parte, ha evidenziato il presule, “la modernizzazione offre” agli studenti internazionali “la possibilità di accostarsi più facilmente al patrimonio culturale e spirituale dell’umanità e di arricchirsi intrecciando tra i gruppi e tra i popoli più strette relazioni”. D’altra parte, “lo studente migrante porta con sé un patrimonio di conoscenze e di valori, di mentalità e di comportamento, formato nella propria fede e cultura”. Per mons. Vegliò “si tratta dunque di valorizzare, alla luce della fede cattolica e della ragione, della verità e della carità, quegli elementi positivi del loro modo di professare la fede, di pensare, di relazionarsi, di esprimersi, di svilupparsi per il bene della società umana e della Chiesa”.

La migrazione degli studenti internazionali offre alla Chiesa, ha aggiunto, “uno speciale dono, in quanto essi sono attori e destinatari della sua missione. Essi contribuiscono così all’evangelizzazione e alla nuova evangelizzazione, alla creazione di un nuovo umanesimo di fraternità e di solidarietà, di rispetto e unità nella diversità”. Allo stesso tempo, ha precisato mons. Vegliò, con il loro pensiero “sfidano la Chiesa a misurare la sua capacità pastorale di rispondere alle loro esigenze e domande spirituali, culturali e materiali, di fronte ai conflitti di valori e interessi, riscontrati nella cultura ospitante”.

Mons. Joseph Kalathiparambil, segretario del Pontificio consiglio migranti, ha ricordato i risultati dei precedenti Congressi: il documento finale del primo, “nell’apprezzare il contributo intellettuale, culturale e spirituale degli studenti internazionali, pur tuttavia comprende anche il dilemma che essi, a volte, devono affrontare – specialmente quando la cultura locale mette a dura prova la loro scala di valori – e che è aggravato da atteggiamenti ostili e xenofobi e da pratiche morali permissive, come pure da modelli ecclesiali diversi da quelli che una volta, in patria, erano a loro familiari”. I partecipanti al secondo, invece, “hanno riconosciuto i numerosi contributi positivi, ma anche il trauma culturale e la secolarizzazione come alcuni dei principali impatti negativi che offuscano la vita degli studenti internazionali. Il beato Giovanni Paolo II, nel rivolgersi ai partecipanti a quel Congresso, ha voluto sottolineare questo crescente fenomeno come un importante campo dell’azione pastorale della Chiesa e ha affermato che gli studenti internazionali contribuiscono tanto allo sviluppo dei loro Paesi natii quanto alla missione della Chiesa”. all’assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la cultura nel 1983, ha proseguito, “il Papa aveva affermato che tutti i figli e le figlie della Chiesa devono prendere coscienza della loro missione e scoprire come il potere del Vangelo può penetrare e rigenerare le mentalità e i valori dominanti che ispirano le culture, nonché le opinioni e gli atteggiamenti morali che ne derivano. In questo III Congresso mondiale – ha concluso mons. Kalathiparambil – il nostro Consiglio vuole concentrarsi su come sviluppare una metodologia ben studiata di approccio a questo crescente e stimolante fenomeno, come pure un programma di network continentale e internazionale ampiamente coordinato per il futuro di questo cruciale ambito di attività pastorale della Chiesa nei tempi moderni”.