Sulla sua parola

Commento alla liturgia della Domenica a cura di Oscar Battaglia V Domenica del tempo ordinario - anno C

Il brano che leggiamo oggi fa parte di una sequenza di eventi che ci portano dal mare (Lc 5,1) alla montagna (6,15), in una specie di nuovo Esodo che richiama simbolicamente il viaggio di Mosè con il suo popolo dalle rive del Mar rosso alla montagna del Sinai. La pesca miracolosa è figura della raccolta del nuovo popolo di Dio, che ai piedi della montagna riceve i nuovi capi e la nuova legge. Qui c’è uno più grande di Mosè, direbbe Gesù. Sta dunque nascendo la Chiesa e noi assistiamo ai suoi primi timidi passi. Gesù è in riva al lago di Genezaret, pressato dalla folla che desidera ascoltarlo: per non farsi travolgere e per farsi vedere e sentire da tutti, sceglie come cattedra la barca di Simone, quello che più tardi, al momento della scelta definitiva, chiamerà Pietro (6,14), un nome simbolico che esprime la sua funzione di roccia-fondamento della fede della Chiesa (Mt 16,18).

Gesù è stato già ospite in casa di Simone, dove gli ha guarito la suocera malata. Si sente dunque ancora a casa sua sulla barca. Fa staccare la barca di qualche metro da terra e rimengono loro due soli davanti alla folla. Comincerà così anche il giorno di Pentecoste, quando Pietro, in piedi, prenderà lui la parola per annunciare alla folla il Cristo risorto e inaugurerà la predicazione ufficiale della chiesa (At 2,14). Certe coincidenze nel piano di Dio non sono mai casuali, tanto più che in ambedue le circostanze seguì una pesca miracolosa, non solo di pesci, ma di uomini: tremila convertiti tutti di un colpo (At 2,41). Avrà ricordato Pietro le parole di Gesù: “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”? Finito di parlare, Gesù fa due richieste a Simone: “Prendi il largo, e calate le reti per la pesca”. Simone è il padrone della barca, ma scopriamo che non è solo su di essa. Gesù usa il plurale per comandare la calata delle reti. C’è almeno Andrea suo fratello, come appare negli altri racconti di chiamata (Mc 1,16 par.).

L’invito a prendere il largo è una spinta ad osare, ad avere coraggio, ad allargare l’orizzonte della propria vita. Giovanni Paolo II, nella sua enciclica Novo millennio ineunte, ne fa la parola chiave per spingere in avanti la Chiesa nel nuovo millennio. Dice che “questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro” (n. 12). La speranza spinge tutti noi a non bloccarci, a non rinchiuderci nel nostro piccolo mondo, a non intristirci nelle nostre difficoltà quotidiane, ma ad aprirci al futuro che Dio sta costruendo tra le rovine di questo mondo. Bando all’indecisione e al dubbio! Gesù ci dice: “Bùttati, sappi osare e impegnarti con coraggio nella vita di fede, non aver paura. Mettimi a disposizione la tua barca, accoglimi come mi accolse Simone con grande disponibilità di fede”.

Tutti siamo visitati da Dio che ci chiede di fargli posto nella vita. Nella logica dell’Incarnazione egli ha scelto di salvare l’uomo attraverso l’uomo. Tutti noi possiamo diventare strumenti di questa salvezza. Provare per credere! La risposta di Simone è intrisa della sua esperienza di vecchio pescatore: gettare le reti in acqua in pieno giorno è assurdo, i pesci non abboccano. Un pescatore non commette certi errori, sarebbe una vergogna davanti a tutti i colleghi. Dopo una notte di fatica sprecata, gli si chiede l’impossibile contro ogni logica. La notte insonne inviterebbe il pescatore a tornare a casa a riposare, ne avrebbe diritto. Ma a questo punto Simone ha uno scatto di reni: osa contro ogni speranza. ‘Sulla tua parola getterò le reti!’. In queste brevi parole di un pescatore non aduso a fare discorsi, c’è la fiducia totale. Gesù gli aveva guarito la suocera in un baleno, prendendola per mano e comandando alla febbre di lasciarla.

Vale la pena fidarsi ancora di quella parola miracolosa che sa rendere possibile l’impossibile. Simone mette qui in gioco la sua stessa professionalità, che gli prospetta un fiasco, e si affida ciecamente a Gesù: “È impossibile, ma io tento lo stesso” ha detto fra sé; e ha avuto ragione. Qui è tutta la sua grandezza. È un esempio per tutti noi, è un invito a fidarci di Dio anche se non crediamo di avere la fede dei santi, anche se abbiamo paura di impegnarci. Prendiamo il largo e gettiamo le reti. La vita che Dio ci ha dato ha un senso e uno scopo. Sulla sua parola noi viviamo, quella parola che ci orienta e ci crea giorno dopo giorno come cristiani impegnati. Dio conta su di noi, non lo deludiamo. Viviamo con lui e per lui, che ha detto: “Chi perderà la sua vita per me, la troverà” (9,24). A testimoniare la fecondità di una vita vissuta alla luce della parola di Cristo, sta il grande miracolo operato davanti agli occhi sbarrati e increduli di Simon-Pietro. Addirittura la pesca superò la capacità degli strumenti usati: “le reti si rompevano”.

La barca di Simone non basta più, è stracolma; dovettero chiedere aiuto alla barca dei soci Giacomo e Giovanni. Riempirono due barche di pescato. Mai visto tanto pesce tutto in una volta. Che contrasto con quella espressione sconsolata che Simone aveva gettato all’inizio davanti a Gesù: “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla!”. Ora ciò che era impensabile è diventato realtà. La potenza divina di Cristo ha fatto irruzione su quello specchio di lago e ha spaventato perfino i pescatori per l’abbondanza inaudita della pesca. Quegli uomini sono colpiti nel vivo dei loro interessi. Dio ha parlato chiaramente il loro linguaggio. La loro vita è cambiata: Simone sconvolto si getta ai piedi di Gesù a proclamare la sua indegnità. Gli altri non sono da meno. Dio li ha toccati nel vivo. E quando Dio entra nella vita, la sconvolge e la cambia. Gesù rassicura Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. “Sulla tua parola!” è l’atto di fede di ogni cristiano che si sente chiamato a collaborare con Dio. La vita che  si fida di quella parola e ad essa si affida acquista un senso forte, fecondo, insperato, inaudito.

Il credente che pronuncia spesso quella parola di Simone non si sentirà mai un fallito, sentirà di essere utile anche quando è bloccato dalla malattia, dall’età avanzata, dagli ostacoli umani. Seguire quella parola significa allargare gli spazi della propria esistenza, prendere il largo, con una visione ottimista e fiduciosa.

AUTORE: Oscar Battaglia