Tabacco: realtà e prospettive di un settore a rischio di conversione

Come armonizzare le scelte per salvaguardare i comuni interessi

Il 3 maggio scorso si è tenuto un convegno nazionale a Città di Castello, presso la la nuova sala del Centro servizi a Cerbara. Un tema certamente attuale e importante soprattutto per la nostra zona che è una delle maggiori, se non la maggiore, produttrice di tabacco.Erano presenti al convegno le maggiori autorità interessate al settore, a cominciare dall’assessore all’Agricoltura e foreste dell’Umbria Giampiero Bocci, dal direttore dell’Unitab Oriano Giorgio. Supportati negli interventi dal presidente Cia umbra Walter Trivellizzi, conduttore del dibattito, al quale hanno portato inoltre notevoli contributi il presidente della Commissione dell’Agricoltura del Senato, Maurizio Ronconi e Massimo Pacetti, presidente nazionale della Cia, organizzatrice del convegno. Numeroso il pubblico presente in sala, in maggior parte operatori e proprietari del settore tabacchicolo. In apertura il Sindaco di Città di Castello ha fatto gli onori di casa. Tutti gli oratori hanno posto attenzione sulle problematiche che si prospettano in vista degli appuntamenti di luglio con la Commissione europea che presenterà il rapporto sulla organizzazione del mercato comune e stenderà il regolamento europeo valido per tutti i paesi quotati. Il settore del tabacco interessa circa 140.000 addetti suddivisi su 26.873 aziende, quindi queste cifre danno già un’ idea della consistenza del problema, senza poi dimenticare tutto un indotto che per vari servizi gravita attorno a questa produzione. E’ un settore trainante nell’economia della zona, ma denota anche carenze e, oggi, è anche oggetto di una discussione aperta sulla sua riconversione, sulla posizione che sempre più larghe fasce di persone hanno verso il fumo e anche sull’uso dei mezzi di produzione. Come si vede, stretto tra varie contraddizioni il settore deve vincere su vari fronti ed operare scelte durature. Contraddizioni che sono presenti anche all’interno della categoria dei produttori, quando elencando l’importanza economica degli occupati ricerca esasperatamente l’innovazione tecnologica che di conseguenza produce calo di occupazione. Quindi sorge spontaneo il chiedersi se e come armonizzare per salvare in comune tutti gli interessi e non fare allarmismi solo di parte. Un altro piano di resistenza è nel rapporto tra superficie coltivata e valore premio più prezzo che difficilmente si ritrova in altre colture estensive e che renderà certamente difficile la riconversione. C’è comunque una volontà comune di operare per il bene di tutto il settore e della comunità sociale prima che il problema diventi ingestibile e assomigli troppo alle “quote latte” con tutti i problemi che si verrebbero a creare e che dovranno comunque essere gestiti non solo dagli addetti, ma dalla comunità tutta, perchè in Europa si riportano risultati solo se si lavora uniti.

AUTORE: Alvaro Fiorucci