Tadinum, piccola Pompei umbra

GUALDO TADINO. Riemersi dal suolo altri 2000 m2 di strutture murarie facenti probabilmente parte delle antiche terme. Nel gruppo di scavo anche giovani messicani

Proseguirà fino alla fine di questo mese l’intensa campagna di scavi archeologici che sta lentamente riportando alla luce l’antico municipium di Tadinum, che sorgeva lungo l’antico tracciato della via Flaminia. ‘Sorprendenti oltre ogni aspettativa’ sono i risultati finora raggiunti, secondo l’équipe di archeologi che sta portando avanti i pazienti lavori di sondaggio e scavo delle strutture murarie e dei marmi. Dopo due mesi di lavoro, oltre a quanto già ritrovato lo scorso anno, sono riemersi dal suolo altri 2000 m2 di strutture murarie facenti probabilmente parte delle antiche terme, anche se non si sa ancora con esattezza quanto possa essere estesa la successione di ambienti, cisterne e condutture per le acque facenti parte dell’edificio. Fra questi, un bellissimo pavimento a mosaico che, a detta degli esperti, costituisce un ritrovamento di eccezionale importanza. Ma un po’ tutta la zona costituisce un’eccezione: si tratta, infatti, di una città abbandonata in tutta fretta probabilmente fra il VI e il VII secolo ‘ periodo cui risalgono le monete più recenti reperite nella zona ‘ e quindi rimasta praticamente intatta, almeno dal punto di vista urbanistico. ‘Riportarla alla luce in tutta la sua estensione ‘ probabilmente una decina di ettari ‘ potrebbe fornire informazioni preziosissime sull’effettiva struttura dei piccoli municipi romani. In Italia, invece, a parte il caso di Pompei ed Ercolano, le città sono sorte proprio sopra i siti dei centri abitati romani, alterandoli profondamente’ sostiene Andrea Sisani, dell’Università di Perugia, che coordina i lavori di scavo insieme ad una nutrita schiera di giovani ricercatori, arrivati, a gruppi, da ogni parte d’Italia e, in gran numero, anche da due università messicane. A gruppi di una decina di elementi, con turni di venti-trenta giorni, sin dalla fine del mese di giugno si sono alternati in quello che è uno dei lavori che richiede più preparazione, più fatica, senza né certezze per il futuro né, tanto meno, economiche. Ospitati in alcuni prefabbricati lasciati liberi dalle famiglie terremotate nella frazione di Gaifana, i giovani archeologi hanno lavorato con passione chi per un mese chi per due. Qualcuno, come Dafne, giovane messicana, si è persino pagato il viaggio pur di partecipare a quest’esperienza di scavo ‘Ma ne valeva la pena!’. ‘L’importante’ sostiene Sisani ‘è ora dare continuità a queste due campagne di scavo e creare tutte quelle strutture, didattiche e museali, che possano dare luogo ad un vero e proprio parco archeologico’.

AUTORE: Pierluigi Gioia