Tragica Trasfigurazione

Arte. In mostra a Perugia le suggestive sculture di Alessandro Kokocinski

Tutto intorno, il buio. Poi all’improvviso la luce, soffusa, calda che si riflette sui corpi e li avvolge, quasi che da essi si propaghi. Nella sala del Dottorato, nel chiostro della cattedrale di Perugia è in corso fino al 26 marzo la mostra dell’artista, scultore e pittore Alessandro Kokocinski. La Trasfigurazione: cinque sculture in vetroresina montate su pannelli policromi. Al centro c’è il Cristo crocifisso sofferente. E poi corpi che si contorcono in un estremo grido di dolore, teste piegate, sguardi socchiusi. “Una voce al silenzio dei vinti” questo il titolo della mostra, che è già stata esposta a Buenos Aires, Pechino, Roma, Salisburgo per giungere infine a Perugia. L’idea era di esporla all’interno della cattedrale – ha detto il curatore Francesco Federico Mancini, in occasione dell’inaugurazione. Poi la scelta più opportuna. Mons. Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo della cattedrale, autore di un raffinato saggio introduttivo al catalogo – ha spiegato Mancini – temeva il possibile impatto emotivo che l’opera avrebbe potuto suscitare. Nel pannello a destra una donna, le cui braccia stanno diventando ali. La sua ascensione è frenata dal corpo che non ha ancora abbandonato la sua fisicità: La sublimazione della vita. A sinistra una donna contende il proprio figlio alla morte: Premonizione della condizione umana. E poi figure umane, “come calchi pompeiani”, trascinate nel vortice di una materia incandescente: Come particelle materiche nel ciclone. Infine La Genesi dell’orgoglio: corpi che nella loro sofferente nudità suggeriscono l’insostituibile peso di una condizione umana drammatica e imprevedibile. Immagini crude. È chiara la corrispondenza emozionale che collega l’opera alla vita dell’artista. Ebreo, madre polacca, padre gitano, Kokocinski è nato a Porto Recanati nel 1948. Scampati allo sterminio, con la famiglia emigra in Argentina. Nel 1955 assiste alla caduta di Peròn, emigra in Cile attratto dall’effimero sogno di libertà di Salvator Allende. Per poco si sottrae al golpe e alla feroce dittatura di Pinochet. Si trasferisce in Europa, va a Roma dove incontra Rafael Alberti da cui viene introdotto negli ambienti culturali romani. Conosce Carlo Levi, Moravia, Pasolini e Vittorio Gassman. Oggi ha uno studio a Tuscania, in provincia di Viterbo, nella chiesa sconsacrata di San Biagio. A Roma, presso la chiesa della Trasfigurazione a Monteverde, assiste ad un fatto che lo colpisce: alcune madri di desaparecidos fanno lo sciopero della fame. Le accoglie in chiesa don Francesco Santoro, ucciso in Turchia qualche mese dopo. La Trasfigurazione nasce da lì: “Una voce al silenzio dei vinti”. La mostra, promossa dalla Fondazione Arte di Perugia e dalla Fondazione Alessandro Kokocinski di Tuscania, in collaborazione con l’Università di Perugia, si avvale del patrocinio del Capitolo della cattedrale e del Comune di Perugia. Orario di apertura 10-12.30 e 15 – 17.30. Ingresso libero.

AUTORE: Manuela Acito