Trovata ‘soluzione’ per i venti operai in esubero. L’azienda assicura che manterrà a Selci Lama lo stabilimento produttivo

Nardi: raggiunto l'accordo

Molta acqua è passata sotto i ponti da quando (eravamo ai primi del Novecento) il mezzadro Francesco Nardi gettava le basi di quella che sarebbe diventata la più importante azienda metalmeccanica altotiberina: il “Gruppo Nardi Macchine Agricole”. Per svariati decenni, lavorare alla “Nardi” era sinonimo di posto sicuro, ma arrivarono poi gli anni della crisi e della riduzione del personale. Quest’ultimo si attesta attualmente sulle 250 unità e l’azienda sta attraversando un’altra delle sue periodiche crisi, complice questa volta – tra l’altro – la turbolenza e l’instabilità dell’area mediorientale, suo maggior mercato. Da qui la richiesta della proprietà: la fuoriuscita dal mercato del lavoro di una ventina di persone senza le sufficienti garanzie per il loro futuro. Una richiesta inaccettabile per il sindacato, che ha quindi intrapreso una trattativa mettendo sul tavolo una serie di altre questioni da tempo irrisolte. Dopo una lunga e laboriosa trattativa, l’accordo è stato finalmente siglato. Per quanto riguarda il taglio dei lavoratori in esubero, dieci di essi, tramite gli opportuni ammortizzatori sociali, saranno accompagnati gradualmente alla pensione. Riguardo agli altri dieci, più lontani dall’età del pensionamento, si tratta di persone che lasceranno l’azienda attraverso incentivi economici particolari e usufruiranno dell’inserimento nelle liste di mobilità per due anni e sono quindi facilmente ricollocabili nel sistema lavoro, essendo lavoratori che godranno di particolari agevolazioni in favore delle imprese. Per quanto concerne gli altri problemi sul tappeto, la proprietà del gruppo ha confermato la propria volontà di mantenere a Selci Lama lo stabilimento produttivo, si è impegnata ad un aumento del capitale sociale e a migliorare l’organizzazione del lavoro con particolare riferimento alla sua sicurezza. Era – quest’ultimo – un punto che stava a cuore ai sindacati e che verrà concretizzato tramite la costruzione di un nuovo stabilimento industriale vicino alle attuali “Officine di Selci”. Il tutto consentirà di ottenere quella ristrutturazione del sistema produttivo atteso da tutti e considerato indispensabile per una migliore razionalizzazione del lavoro. Sono lontani i tempi (eravamo nel 1909) quando l’azienda ottenne un prestigioso riconoscimento internazionale alla IV Esposizione di Parigi. Ma, almeno, i lavoratori e le proprie famiglie hanno maggiori garanzie per il proprio futuro.

AUTORE: F.M.D.