Tutti si dicono cattolici ma solo il 13,7% va a messa la domenica

Indagine La Voce - Gfk-Asm/ 2 - La frequenza alla messa domenicale nella diocesi di Terni - Narni - Amelia

Quanti ternani, narnesi, amerini vanno a Messa ogni domenica? Per la prima volta da numerosi decenni si è in grado di fornire una stima seria del fenomeno. Il 13,7% degli intervistati di un campione rappresentativo degli adulti che vivono nel territorio della diocesi si è dichiarato in un sondaggio telefonico “cattolico” e “frequentante la Messa ogni domenica”. Il che significa circa 18.000 individui (su di un totale di circa 131.000 adulti residenti). Il che ovviamente significa anche che maggiore è la quota di popolazione che in ciascuna domenica partecipa alla liturgia della Messa: essa infatti raggiunge quasi il 25%, poiché ai cosiddetti “praticanti regolari” si somma ogni Domenica una quota di “praticanti saltuari”. Dalla stessa ricerca è anche emerso che l’84,3% della popolazione adulta è composta da cattolici che vanno alla Messa almeno una domenica all’anno, dal 5,5% di cattolici non praticanti, dall’1,5% di individui che si dichiara appartenente ad altra religione o confessione, e dal 7,4% che si definisce “ateo” od “indifferente” rispetto alla religione. La ricerca mette a disposizione una quantità notevole di informazioni sulle esperienze e gli atteggiamenti con cui la popolazione nel suo insieme (ma anche ciascuna sua componente in modo diverso) affronta la domenica e la sua dimensione di festa religiosa.Come valutare quel 13,7% di coloro che si dichiarano cattolici e vanno a messa ogni domenica? Quella percentuale significa contemporaneamente due cose molto diverse, anche se non necessariamente contraddittorie. 1′ Per un verso si tratta, come si supponeva, di una delle percentuali di pratica religiosa “cattolica” più basse d’Italia, ed ai livelli minimi della stessa Italia centrale, che è come noto una delle aree a maggiore crisi religiosa e soprattutto di “religione di chiesa”. Il livello rilevato non raggiunge neppure la metà di quello nazionale ed anche di quello umbro. Allo stesso tempo, quei 18.000 adulti che ogni domenica si recano alla Messa costituiscono il fenomeno di partecipazione sociale collettiva, a carattere non economico ed ad alta frequenza (settimanale), di gran lunga più diffuso in questo contesto sociale. Quel dato ci consegna dunque molti interrogativi, tra i quali: perché nell’Umbria meridionale sono così deboli le forme di partecipazione sociale collettiva? Perché a livelli tanto bassi scendono quelle di tipo religioso? Perché, comunque, proprio quelle di tipo religioso sono le più consistenti? 2′ La diocesi di Terni Narni Amelia non è certo l’unica in Italia a registrare livelli molto bassi di “praticanti regolari”. Altri centri urbani medi ed altri centri grandi mostrano tendenze simili. Il punto forse più importante è un altro. Mentre in alcuni casi a questi bassi livelli di partecipazione corrispondono anche livelli piuttosto bassi di identificazione religiosa (meno della media sono coloro che si dicono “cattolici”), nel caso di Terni Narni ed Amelia ed in non molti altri avviene una cosa più “strana”: i livelli di identificazione religiosa sono tra i più alti del Paese, sfiorando addirittura il 90% della popolazione. Dunque non si può dire che nell’Umbria meridionale si vada poco a Messa perché ci sono meno “cattolici”. Al contrario, in queste aree ci sono più “cattolici” ed insieme meno “praticanti” che nella media italiana e regionale. Quello ternano appare ancora una volta un caso. In tale situazione la missione ecclesiale non dovrebbe portare notizie ma significati, non simboli ma motivi, non abitudini ma convinzioni. Lo fa? (Non si trascuri neppure il fatto che questo “strano incrocio” di larga identificazione e bassa partecipazione emerge anche in altre dimensioni di una cultura locale, ed innanzitutto nella sua dimensione politica. Si tratta del retaggio “trasversale” di una società per lungo tempo “assistita”?) Gli elementi su cui riflettere sono numerosissimi e del massimo interesse. Vale la pena tornarci sopra più analiticamente. Magari in altra occasione. C’è ancora un aspetto da evidenziare, quale risulta dal confronto tra il territorio tenano e quello amerino e narnese. Mentre su scala nazionale si verifica la ben nota tendenza ad una riduzione della partecipazione alla Messa con il crescere delle dimensioni della realtà urbana, nel nostro quadro di riferimento l’eccezione non è costituita dal gap di Terni rispetto alla media fatta segnare dai piccoli comuni della diocesi (Alviano, Attigliano, Calvi, Configni, Giove, Guardea, Lugnano, Otricoli, Penna, Sangemini, Stroncone, Vacone). Imprevisto risulta invece il dato narnese che avrebbe teoricamente dovuto situarsi non al di sotto di quello ternano. Si conferma così che, nell’ambito della Diocesi, l’area a crisi di partecipazione religiosa ancor più marcata è quella del comune di Narni.

AUTORE: Luca Diotallevi