Un reperto di san Francesco?

ASSISI. Avvincente ipotesi su una cassa mortuaria medievale conservata presso il convento delle Clarisse

Durante una manifestazione promossa recentemente dall’associazione culturale Ctf (presidente Luigi Capezzali; relatore e moderatore Giovanni Zavarella) è stato anche proiettato l’interessante dvd La cassa mortuaria di san Francesco e di santa Chiara. Il video, animato da pregevoli sequenze commentate musicalmente, ripercorre con cura la storia o, se si vuole, l’avventura della cassa mortuaria che avrebbe accolto le spoglie del Santo e della Santa. Il video in realtà riporta la teoria elaborata da padre Marino Bigaroni, noto studioso, componente veterano della Società internazionale di studi francescani e dell’Accademia Properziana del Subasio, autore di numerosi saggi e pubblicazioni, raffinato traduttore, cui si deve la sistemazione computerizzata del materiale presente nella biblioteca della Chiesa nuova in Assisi. Dopo il terremoto del settembre 1997, quando la terra ancora tremava, volle rimanere insieme a padre Ambrogio Donnini all’interno del convento, reso inagibile, per salvaguardare il patrimonio librario e museale. Cordiale l’incontro con padre Marino, presso l’infermeria interna al convento della Porziuncola. Avvincente il suo racconto. Convocato presso il monastero di Santa Chiara in Assisi per prendere visione di reperti archeologici, notò una cassa lignea dotata di grande serratura, ben presto oggetto della sua curiosità: serratura più volte visionata, fotografata, mostrata ad esperti dai discordi pareri, fino a quando identica serratura non venne rintracciata nella cassa mortuaria dove fu deposto il corpo della beata Giuliana da Collalto, deceduta nel 1262; cassa conservata presso il museo Corrèr di Venezia. Identiche le due serrature in questione e pressoché concordante la datazione delle due casse. È agevole a questo punto dedurre che la cassa attualmente conservata nel monastero di Santa Chiara abbia accolto le spoglie della Santa deceduta nel 1253. Il racconto di padre Marino si spinge oltre. In epoca successiva lo stesso si accorse che il prospetto di detta cassa mostrava segni e simboli escatologici corrispondenti alle decorazioni della terza campata nella basilica inferiore di San Francesco, campata sovrastante la tomba del santo. Altra correlazione, altra deduzione. La cassa mortuaria del monastero di Santa Chiara (salvata dalla demolizione della chiesa di San Giorgio, inglobata poi nella basilica e salvaguardata tra varie vicende nel corso dei secoli) accolse dunque anche le spoglie del santo. Padre Marino auspica una qualificata “tavola rotonda” al fine di sgombrare il campo da ogni equivoco. Comprensibili la discrezione e la prudenza delle Clarisse che vivono nel silenzio orante della clausura.

AUTORE: Francesco Frascarelli