Un santo aiuti l’Italia

Quest’anno, per la prima volta dopo tanti anni, con mio rammarico, non ho potuto partecipare alle celebrazioni religiose e civili in onore di san Francesco: le ho seguite da lontano, in profonda comunione di fede, con il pensiero fisso a un noto figlio del Trentino e ai grandi problemi dell’Italia. C’è veramente bisogno che il Santo benedica il nostro Paese e ci aiuti con il suo messaggio a invertire non poche pericolose tendenze! Il Trentino Alto Adige mi ha fatto ricordare la figura straordinaria di mons. Giuseppe Placido Nicolini, venuto proprio da quella terra: il vescovo che ha svolto il più lungo servizio nella storia della diocesi; persona mite, apparentemente fragile, ma ferma e decisa come le rocce delle sue montagne. Non ebbe un episcopato facile. Fu anche avversato e ingiustamente accusato. Tuttavia non si fermò, né di fronte alle incomprensioni né di fronte ai pericoli. Aprì la città all’accoglienza, in particolare degli ebrei perseguitati, facendo di Assisi, in un periodo drammatico per divisioni e distruzioni, un luogo di pace e di fraternità. È stato annoverato tra i “giusti” di Israele e, in questi giorni, è stato ripetutamente ricordato. Sembrava che fosse ancora vivo, in mezzo a noi. La situazione italiana è fortemente degradata. Le ragioni sono molteplici, e proprio per questo urgono analisi profonde e rimedi urgenti. Il lavoro non c’è o è precario, con amare ripercussioni sulla serenità e stabilità dei nuclei familiari; l’avversario deve essere eliminato ad ogni costo e con ogni mezzo; la droga dilaga con i suoi veleni e le sue vittime; ci si sta assuefacendo alla violenza, che si vede e non si soccorre. In compenso le televisioni ci baloccano con i loro giochetti, con l’esaltazione di modelli equivoci, con l’irrisione della vita morale e con l’uso strumentale della cronaca nera, calcolata soprattutto a fini commerciali, e con la conflittualità permanente. Dopo anni di sofferenze e di sacrifici, la crisi è ben lungi dall’essere risolta. Preoccupa in modo particolare, nonostante la presenza di persone valide e decise, la crescente disistima nei confronti della classe politica. A decidere infatti non è il popolo, depredato del suo naturale diritto di scelta, ma il partito, che sceglie chi sarà eletto e chi no, con largo spazio a parenti, congiunti e amici. In questo contesto e senza ulteriori indugi, sono sempre più numerosi coloro che invocano un ricambio, gente nuova, all’altezza delle sfide, capace di promuovere il bene comune nel dialogo e nel mutuo rispetto. Vanno riscoperti gli ideali e i valori superiori, poiché, quando Dio è messo da parte, è inesorabile che a prevalere siano i peggiori istinti dell’uomo. È ciò che è stato sottolineato nella recente 46a Settimana sociale dei cattolici a Reggio Calabria ed è stato affermato con forza dal Papa a Palermo il 3 ottobre scorso: “La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare”. Ed è ciò che continua a proporci san Francesco: occorre riscoprire il volto di Dio nella natura e nell’altro, non per interesse o per simpatia e per semplice tolleranza, ma perché ogni uomo è sacro e il povero, l’emarginato, il sofferente lo sono in modo particolare.

AUTORE: Sergio Goretti