Una speranza affidabile

EDUCAZIONE. Gli Orientamenti pastorali della Cei parlano alla Chiesa, ma anche alla società, ponendo le basi per un futuro migliore

Gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per i prossimi 10 anni rinforzano una volta di più la decisione della Chiesa di stare accanto alle persone e nella società, con la consapevolezza di un compito proprio, mai esaurito e da rinnovare nell’entusiasmo e nelle modalità, da vivere come autentica testimonianza di speranza. Se “educare” è quasi la parola d’ordine degli Orientamenti pastorali, peraltro già anticipata e spesa nel tempo della lunga preparazione al documento, di riflessione della Chiesa italiana, anche sulla scorta del magistero di Benedetto XVI, l’altro termine che si affianca è “Vangelo”. “Educare alla vita buona del Vangelo” è l’intento della Chiesa, accompagnare l’uomo di oggi, come l’uomo di sempre, a scoprire la bellezza e la gioia della proposta di Gesù, che è vita piena. Lo dice con efficacia il card. Angelo Bagnasco, introducendo il documento dei Vescovi: “La Chiesa continua nel tempo la sua opera: la sua storia bimillenaria è un intreccio fecondo di evangelizzazione e di educazione. Annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità e quindi seminare cultura e civiltà. Non c’è nulla nella nostra azione, che non abbia una significativa valenza educativa”. Raccogliere la “sfida educativa”, vuol dire anzitutto scommettere una volta di più sull’uomo. Sull’uomo di oggi che pure manifesta più d’una difficoltà, che sembra perdersi, quasi disorientato in una società e in una cultura povera di autentici punti di riferimento. Nella quale l’individualismo e la sostanziale “concentrazione” di tutto all’io, una falsa idea di autonomia, impediscono all’uomo di cogliere ciò che veramente è: persona in relazione, che si costruisce nel rapporto con gli altri, con l’Altro. È questo un “punto cruciale” dell’emergenza educativa contemporanea, anche perché l’io chiuso in se stesso rischia di essere sostanzialmente “impermeabile”. Bisogna dunque trovare modi nuovi, efficaci, per (ri)costruire relazioni e attraverso di esse aprire una strada che permetta alle persone di ritrovarsi. Benedetto XVI, scrivendo ai fedeli di Roma, rilevava con lucidità questo scenario: “Rischiamo di diventare anche noi – diceva – come gli antichi pagani, ‘uomini senza speranza e senza Dio in questo mondo’, come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso. Proprio da qui – aggiungeva – nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita”. Una crisi che porta con sé scoraggiamento, magari l’idea di abbandonare il compito. Molti sono i passaggi, negli Orientamenti, che descrivono le difficoltà vissute ad esempio dalle famiglie, primi nuclei nei quali si gioca il compito educativo. Ecco dunque il senso pieno dell’impegno rinnovato della Chiesa nel campo educativo: riproporre e testimoniare “una speranza affidabile”. Dire una volta di più “non temete”. Educare è difficile ma è possibile. Si può e si deve fare. Il Papa lo ha ribadito il 30 ottobre nell’incontro con i più piccoli dell’Azione cattolica. Lo dice, la Chiesa, a se stessa. Invita le parrocchie a progettare ed agire in modo coerente, esorta i cristiani ad una testimonianza efficace e necessaria. Ma lo dice anche, la Chiesa, in generale a tutti gli uomini e alla società contemporanea, cui regala un sussulto di speranza, un invito a guardare in alto, a uscire dalle secche. Un invito e un’esortazione anche, a fare insieme, a fare alleanze – sono indispensabili – in campo educativo. Allora questi nuovi Orientamenti, la riflessione e la richiesta di consapevolezza che viene nella e dalla Chiesa italiana per educare, proponendo all’uomo contemporaneo un orizzonte di vita buona, non sono una “cosa di sacrestia”. Piuttosto interpellano un po’ tutti. Provocano a riflettere sulle trasformazioni contemporanee, sui mezzi a disposizione, sulle politiche, anche, capaci di orientare e costruire la società. Chiedono a chi ha responsabilità di non tirarsi indietro.

AUTORE: Alberto Campoleoni