Un’esperienza di ‘comunità’

Campeggi estivi. Prima al campeggio ci andava solo chi partecipava all'esperienza di tutto l'anno, adesso è diventato un 'momento di pesca'

Anche quest’anno sono state molte le parrocchie che, nei mesi tra giugno e agosto, hanno dato vita a questo genere di attività. Ne abbiamo parlato con alcuni parroci, senza voler procedere a un sondaggio statistico, ma soltanto offrendo, attraverso la loro opinione, uno spunto di riflessione e dibattito. Tra quanti per primi hanno creduto nell’esperienza dei campeggi estivi c’è don Achille Rossi, parroco di Riosecco, il cui primo campeggio risale al 1964. Secondo don Achille, in oltre quarant’anni lo stile dei campeggi non è cambiato di molto: ‘il criterio generale è quello di fare vivere a degli adolescenti un’esperienza fuori dalla famiglia, un momento di libertà e autonomia personale, un’esperienza di amicizia. Uno degli aspetti fondamentali è il recupero del silenzio, la possibilità di una preghiera diversa, più silenziosa. La linea di fondo è sempre la stessa, non ci sono grandi variazioni. Quello che fa cambiare le cose sono le generazioni differenti: negli anni ’70 erano più sensibili alla società, oggi sono più figli del consumo e vanno difesi dall’abitudine di andare sempre al bar. Sono più complicate le relazioni tra gli adolescenti, si respira il clima del mondo esterno, individualista. La differenza con i campeggi di trent’anni fa è quella dei tempi. Rimane l’idea che sia un’esperienza di libertà, silenzio, rapporto con la natura, dialogo: rimangono i punti fermi, cambiano gli accenti. I motivi ispiratori restano gli stessi, le cose cambiano per le generazioni che si susseguono, così come accade con il doposcuola’. Anche in estate, alcune parrocchie del centro storico hanno lavorato insieme, come già avviene da qualche anno. Mons. Giancarlo Lepri, parroco della cattedrale, sottolinea come questo avvenga ‘non soltanto per motivi pratici, ma soprattutto per la necessità di portare avanti progetti comuni per creare un clima, tra i ragazzi e gli animatori, di collaborazione. Già ho potuto sperimentare che la testimonianza data da preti e animatori che lavorano insieme, produce frutti abbondanti, crea comunità. In estate questo si concretizza con una preparazione che parte da lontano, su temi che poi, con l’impegno forte degli animatori, si traducono nella scelta dei luoghi e nella programmazione delle giornate. L’intenzione è quella di fare campeggi che concludano un cammino, ma molte volte diventa anche un momento propositivo per chi non ha fatto esperienza. La domanda è molto più che l’offerta; soprattutto tra gli adolescenti, e non possiamo accogliere tutte le richieste’.Per don Samuele Biondini, parroco di San Giustino e responsabile del servizio diocesano di pastorale giovanile, i campeggi sono ‘un’opportunità per avvicinare nuovi ragazzi’. ‘A differenza di alcuni anni fa ‘ dice don Samuele ‘ la prospettiva è cambiata: prima portavamo in campeggio solo chi partecipava all’esperienza di tutto l’anno, adesso il campeggio diventa un ‘momento di pesca’. La continuità del cammino avviato in estate non è sempre garantita, nonostante si viva un’esperienza ottima e si torni a volte a casa con le lacrime. È importante che al campeggio ci siano animatori della parrocchia del ragazzo, proprio per assicurare questa continuità. In un mondo in cui i ragazzi subiscono una settimana molto piena, organizzata dagli adulti e in cui non si trova spazio per la vita religiosa, il campeggio rimane l’unica opportunità per fare un discorso sistematico sulla fede’.

AUTORE: Andrea Czortek