Uomo di Parola

Benedetto XVI. La sua riflessione sulla storicità di Gesù è un tema che tocca tutte le Chiese

Non è facile superare l’immediata soggezione che spontaneamente sorge in chi si appresta a esprimere una riflessione su Benedetto XVI, il Papa che Dio ‘ha scelto per noi’, come abbiamo pregato il Venerdì santo nella celebrazione della Passione e morte del Signore. La sua personalità e la vasta opera teologica di cui è autore sembrano un ostacolo insormontabile per un discorso che non sia puramente celebrativo. La nutrita serie di libri che portano il suo nome come autore, o che trattano di lui, del suo pensiero e della sua vita, alcuni dei quali considerati decisivi nel dibattito culturale del nostro tempo, ci rendono attenti e controllati nell’esprimere giudizi e spostano l’attenzione dal personaggio in sé al suo pensiero. Da uomo timido e misurato, che parla senza euforia e punta sui concetti, sull’analisi delle parole e sui ragionamenti, più che sullo slancio del cuore, egli mette a disposizione dei pastori e dei fedeli le ‘parole che aiutano a comprendere la Parola’ e a renderla intelligibile per il mondo attuale. L’inculturazione della fede, di cui si è parlato in termini accademici nei decenni trascorsi, rappresenta lo sforzo di Ratzinger sia come teologo sia come Papa. Si sa, infatti, che la sua non è una teologia specializzata in un settore più che in un altro, avendo come obiettivo di rendere ragione della speranza cristiana nelle categorie della cultura contemporanea. Una teologia ‘catechetica’, e cioè che spiega il catechismo cattolico in parole chiare per l’uomo contemporaneo, senza tuttavia trascurare aspetti che possono risultare meno graditi e avendo il coraggio di andare contro corrente, contro il pensiero dominante. Con tale atteggiamento si è messo in questione e in dialogo con il pensiero contemporaneo, come, per esempio, con Habermas, che ultimamente gli ha offerto una specie di alleanza contro il ‘disfattismo’ dominante. Nei giorni scorsi è stato presentato ed ora è nelle librerie il libro Gesù di Nazaret, in cui egli intende rispondere alla urgente esigenza di fare chiarezza sull’identità di Gesù, sulla quale si è sviluppata una ridda di ipotesi e teorie che hanno radici lontane, oggi riesplose con scritti di ampio successo. La fatica di servire la verità cristiana lo ha portato a ricercare tutte le ragioni per cui non si deve separare il Gesù della fede dal Gesù della storia. Ratzinger esprimerà un punto decisivo, anche se non ultimativo, come è stato annunciato, non essendo legato al magistero ufficiale. In questa ricerca e nella prospettiva di andare al cuore della fede cristiana, si evidenzia la dimensione ecumenica oggettiva di questo pontificato, in quanto la sorte della fede in Gesù di Nazaret interessa tutte le Chiese. Ad esse in primo luogo è rivolta la domanda: ‘E voi chi dite che io sia?’. Messe da parte le questioni che nei secoli passati hanno infiammato i dibattiti interconfessionali, oggi la questione seria è proprio questa. Sorta in ambito evangelico, essa rappresenta la chiave di volta della lettura ecumenica della fede e della vita cristiana, pietra angolare o pietra d’inciampo della comunione ecclesiale. Il lungo e assiduo lavoro di teologo ha portato Ratzinger ad affrontare tanti temi sui quali non ha esitato ad esprimere un suo personale, limpido e motivato giudizio, frutto di un’analisi dettagliata dei singoli aspetti di ogni problema. Questo stile di lavoro e di pensiero induce tutti, nella Chiesa e fuori di essa, a interrogarsi di nuovo e a rivedere posizioni e impostazioni e, se compreso correttamente, induce a continuare il processo di ricerca teologica e spirituale, riproponendo temi che potevano sembrare posti al sicuro e fuori campo. Nell’enciclica Deus caritas est, con il discorso sull”eros’ oltre che sull”agape’, ha indicato possibilità di sviluppo della ricerca ancora aperte e offerte a tutti, all’intera ‘agorà’, e non solo ad una cerchia ristretta di pensatori. Benedetto XVI non dismette i suoi panni di pensatore profondo e rigoroso neppure quando apre il cuore con un linguaggio caldo, anche se mai retorico, alla folla che lo ricerca e lo applaude. Nelle catechesi settimanali e soprattutto nelle grandi occasioni come per la Pasqua, ricco della sua ricerca personale di fede, egli comunica con grande efficacia la parola di Dio e la dice nella bellezza del linguaggio, la profondità e luminosità dei concetti e delle immagini, annunciando il Vangelo nella sua novità e come forza di trasformazione per il mondo intero. Nell’80’compleanno, oltre ad multos annos, auguriamo a Benedetto XVI che la sua prodigiosa produzione letteraria sia come una pioggia salutare per una Chiesa che cresce e si arricchisce nell’intelligenza della fede e nella capacità di professarla con coraggio, coerenza e soprattutto con ‘cioia’, come pronunzia Ratzinger nel massimo di slancio retorico che si concede e che lo rende, in modo sorprendente, anche per questo vicino alla gente.

AUTORE: E. B.