Vedere Dio

Commento alla liturgia della Domenica a cura di Giulio Michelini V Domenica di Pasqua - anno A

Vedere Dio è il più grande desiderio dell’uomo. Le parole che oggi ascoltiamo rivolgere da Filippo a Gesù altro non sono che l’esplicitazione della domanda religiosa presente in ogni cuore. “Mostraci il Padre”: una volta fatto questo, “ci basta”; come a dire, che cos’altro dobbiamo attenderci dalla vita? La scena di cui parla il vangelo odierno si compie nel cenacolo, all’interno del lungo discorso in occasione dell’ultima cena, e ci riporta alla mente un’altro episodio, un’altra domanda, quella di Mosè che vuole vedere il volto di Dio. In Esodo 33 si racconta che Mosè gli dice: “Mostrami la tua Gloria!”(Es 33,18).

Dio risponde al suo profeta, ma senza poter soddisfare quanto gli chiede: “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia. Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo. […] Il mio volto non lo si può vedere” (Es 33,19-23).La novità di Gesù, la risposta inaspettata data a Filippo, il punto capitale che distingue la nostra fede da quella di Abramo, ma che ad essa non manca di ricondursi, sta in queste parole: “Chi ha visto me ha visto il Padre”. E proprio così Paolo aveva già scritto ad una delle sue comunità: Gesù Cristo è icona (eikon: immagine) del Dio invisibile (cfr. Col 1,15). Se il Padre non si mostrerà finché non saremo simili a lui, quando lo vedremo come egli è (cfr. 1 Gv 3,2), Gesù invece si è già “fatto vedere” (cfr. 1 Cor 15,5) dagli uomini.

Voglio ora proseguire collazionando una serie di discorsi pronunciati dal nostro caro Giovanni Paolo II a proposito del nostro tema – il vedere Dio – al quale egli ha dedicato tanto spazio. Ascoltiamolo ancora. Iniziamo da un Angelus pronunciato qualche mese dopo la sua elezione (marzo 1979), quando annunciando la sua prima enciclica, Redemptor Hominis, ebbe occasione di dire: “Cristo è Colui che ci guarda negli occhi e vuole che anche noi Lo guardiamo negli occhi: Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv 14,9). Siamo chiamati a vedere Dio, siamo continuamente chiamati a guardare Cristo”. In una sua omelia in India, nel febbraio 1986, usò ancora una volta l’espressione con la quale amava descrivere l’uomo, “pellegrino dell’assoluto”, associandola alla ricerca del volto del Padre: “Questo Dio misericordioso e amorevole che comunica se stesso attraverso la rivelazione rimane ancora per l’uomo un imperscrutabile mistero. E l’uomo, il pellegrino dell’Assoluto, continua per tutta la vita a cercare il volto di Dio. Ma al termine del pellegrinaggio di fede, l’uomo giunge alla ‘casa del Padre’, ed essere in questa ‘casa’ significa vedere Dio ‘a faccia a faccia’ (1 Cor 13,12)”.

A Denver, negli Stati Uniti, durante una delle sue amate Giornate mondiali della gioventù (agosto 1993), parlando ai giovani disse: “Gesù ci ha insegnato a vedere la mano del Padre nella bellezza dei gigli del campo, negli uccelli del cielo, nella notte stellata, nei campi pronti per il raccolto, nei visi dei bambini e nelle necessità del povero e dell’umile. Se osservate l’universo con cuore puro, anche voi vedrete il volto di Dio (cf. Mt 5,8), perché rivela il mistero dell’amore provvidenziale del Padre”. Nella sua enciclica Dives in misericordia, al numero 3, scriveva: “Cristo rende presente il Padre tra gli uomini. È quanto mai significativo che questi uomini siano soprattutto i poveri, privi dei mezzi di sussistenza, coloro che sono privi della libertà, i ciechi che non vedono la bellezza del creato, coloro che vivono nell’afflizione del cuore, oppure soffrono a causa dell’ingiustizia sociale, ed infine i peccatori. Soprattutto nei riguardi di questi ultimi il Messia diviene un segno particolarmente leggibile di Dio che è amore, diviene segno del Padre. In tale segno visibile, al pari degli uomini di allora, anche gli uomini dei nostri tempi possono vedere il Padre”.

Preghiamo perché come Giovanni Paolo II è stato segno e presenza di Dio nel nostro mondo, anche tutti i credenti lo siano in ogni ambiente della società, mostrando con i poveri tratti del loro volto, il volto di Cristo Redentore.

AUTORE: Giulio Michelini