Venti volontari nel campo di Radullac per offrire il loro contributo umano e materiale ai kosovari

Progetto Kosovo

Nell’aprile 1999, otto volontari delle Caritas umbre partivano per la Macedonia, in soccorso ai profughi kosovari in fuga dalle bombe della Nato e dalle violenze paramilitari serbe. Il Kosovo oggi è un Paese diverso da allora, ma anche se la guerra e le sofferenze sono un ricordo lontano, restano i problemi di una pace solo apparente, di un benessere artificiale e di una situazione politica indeterminata. È in questo scenario che opera la presenza della Caritas umbra che attraverso il progetto Kosovo (campo di Radullac) si pone come obiettivo di tradurre in gesti concreti quella pedagogia dei fatti e quell’attenzione verso i poveri inscritte nel cuore della Chiesa. Il 13 luglio scorso sono partiti per Radullac altri giovani volontari provenienti non solo dall’Umbria, ma anche dal resto d’Italia. Le selezioni dei volontari sono state fatte ad Assisi, presso l’ufficio della Caritas diocesana. “Fra luglio ed agosto, scaglionati, partiranno una ventina di volontari pronti ad offrire il loro contributo umano e materiale ai kosovari” – dice la segretaria dell’Ufficio Caritas diocesano di Assisi. “Anche quest’anno è stato sentito da parte dei ragazzi il desiderio di fare esperienza formativa nei campi estivi di lavoro, dove non solo si prega e lavora, ma si presta anche soccorso morale alle fasce più deboli della popolazione, anziani, orfani e malati”. Il Campo di Radullac è coordinato dal giugno 1999 da due volontari della Caritas regionale umbra, Massimo Mazzali e Cristina Giovannelli che il 22 maggio 2004 sono stati uniti in matrimonio, nella chiesa di San Pietro ad Assisi, dallo stesso vescovo mons. Sergio Goretti, il quale ha sempre ritenuto: “il loro operato ammirevole, testimone di un agire da prendere a modello”. Allo stesso modo, sottolinea l’importanza del progetto il vicario diocesano mons. Orlando Gori, che ha voluto focalizzare l’attenzione su questa ennesima missione in Kosovo: “È ammirevole l’operato dei volontari che hanno deciso di spendere una parte della loro vita a favore di una popolazione e di un’infanzia devastate dalla guerra e dal dolore. È un nostro impegno e dovere proseguire per questa strada, da sempre supportata anche dalla Ceu”.

AUTORE: Silvia Buzi