Ci pensa lo Stato?

abatjour

“Ai soggetti deboli ci pensa lo Stato”, dicono. Per cui – aggiungono – noi cristiani ci dedichiamo ad altro. Una frase blasfema. “I poveri li avrete sempre con voi”: quando Gesù ci affidava i soggetti deboli come pars hereditatis nostrae, lo sapeva, che un giorno “ci avrebbe pensato lo Stato”. Quando ci raccomandava di lavarci reciprocamente i piedi, pensava soprattutto a quelli che ce l’avevano sempre sporchi, i piedi, perché andavano sempre scalzi, e le strade erano pene di polvere e di cacca. “Lavatevi i piedi gli uni gli altri”. E tutti i giorni, non solo il Giovedì santo. “Ci pensa lo Stato”? Ma tu, cristiano, hai nel cassetto (ce le ha messe Lui!!) le categorie per inglobare, potenziare e trascenderle del tutto le parole d’ordine che la moderna civiltà del benessere comune ha messo a punto a vantaggio dei più deboli. Le loro parole d’ordine sono accoglienza, reinserimento, riabilitazione. Il cristiano le accetta, le tre parole che nascono dal basso, dall’humus dell’umanità migliore, ma poi le rilancia con altre tre parole d’ordine che vengono dall’alto: preferenza, comunione, resurrezione. Primo: nella morale cristiana il povero non va semplicemente accolto: va preferito, come fece Gesù in quel suo girellare sempre accompagnato da una specie di Corte dei miracoli: ciechi, sordi, zoppi, epilettici calunniati come ossessi, paralitici piuttosto pigri sui bordo della piscina di Siloe…Secondo: per un cristiano il reinserimento del vero povero, l’emarginato, non è una bella pensata, ma la più ovvia conseguenza del grande dogma che fonda l’antropologia d’ispirazione evangelica: il dogma della Comunione dei santi. Se lui è un pezzo di te stesso, come puoi sopportare l’idea che egli vivacchi al margine della vita di tutti, al minimo della sue residuali capacità di vita? Terzo: per la fede la riabilitazione si colloca all’inizio di un lunghissimo corridoio, in fondo al quale c’è un Gesù risorto talmente luminoso che hanno dovuto velarlo, ricucendo i frammenti del velo del Tempio, quello che quel giorno si squarciò da capo a fondo. Per quanto imprescindibile, ogni trattamento riabilitativo ha un risultato limitato. Fa eccezione solo il suo momento finale, quando il velo del Tempio verrà non più lacerato, ma sollevato, e tutto il passato degli sforzi per valorizzare le residue capacità dell’emarginato avrà il suo valore infinito, e da lì in avanti mio figlio Franco, disartrico, usufruirà di un eloquio più fluido di quello di Vittorio Sgarbi (senza le “sgarbate”, spero), e anche Hitler e Osama bin Laden, dopo un adeguato periodo di… ripulitura, sorrideranno per strada alle vecchie signore che vanno a ritirare la loro quotidiana razione di manna. Puerile? La scorza, certo! Ma vero.

AUTORE: Angelo M. Fanucci