‘Impicciato’

L’amico don Fausto, meno noto come mons. Panfili, egregio direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Gubbio, ha voluto che tenessi tre lezioni sulla fede ai docenti di religione di questa nostra diocesi. Ho detto subito di sì, e subito dopo mi sono trovato, per dirla con Manzoni, ‘impicciato’. Don Lisander, prima di metterlo in circolazione con quello straordinario spessore di umanità che tutti gli riconoscono, si è coccolato dentro per qualche buon anno il suo Renzo Tramaglino; e lo ha incaricato di mettere a punto, alla fine della sua avventurosa storia, il senso che secondo lui essa poteva avere. E Renzo sera dopo sera lo ha fatto, dopo cena, terminata la recita del rosario, appena messi a letto i bambini, nella serenità della veglia intorno al camino, infilzando l’una dopo le tante cose che (credeva) la vita gli avesse insegnato. Ma una sera’ come un lampo: sua moglie Lucia da sempre ascoltava e taceva: che non avesse imparato nulla, lei, dalla vita? Interpellata, Lucia si limitò a dire che lei i guai non se li era cercati, erano loro che erano andati a cercarla. E – siamo onesti! – con una certa protervia! Di errori lei ne aveva fatto uno solo: ‘Quello di avervi voluto bene e di essermi promessa a voi!’. Parbleu!, tra moglie e marito si davano del voi!! Ma non per questo Renzo ‘rimase impicciato’: quella che lo rendeva ‘impicciato’ era l’imprevista novità di quello che aveva detto sua moglie. Lei però l’aveva detto ‘soavemente sorridendo’, e allora, ad onta dell”impiccio’ di Renzo, la comune spremitura del ‘sugo di tutta la storia’ poté riprendere, e giungere a certe conclusioni: quelle che al Manzoni piacquero talmente da farne il suggello di quel suo grandioso affresco di un’umanità rivisitata alla luce del Vangelo. Anche io sono rimasto ‘impicciato’, perché mentre don Fausto mi affidava quell’incarico avevo appena digerito il primo di due libri belli e terribili, usciti dalla penna di un giovane teologo laico, che si chiama Vito Mancuso: Mondadori lo aveva licenziato nel 2002, con il titolo Il dolore innocente; il secondo libro (Per amore, saggio di teologia)’ ne avevo interrotto la lettura perché troppo piccola era la dose di Alka-seltzer di cui disponevo. ‘Impicciato’. Da sempre mi era stato detto che la nostra fede è un fidarsi di Gesù Cristo che ci parla di realtà che noi direttamente non possiamo verificare, e al tempo stesso è un affidarsi a lui, coscienti che lui può davvero insegnarci come muoverci nella vita e come realizzarla al meglio. Ma l’affermazione che Mancuso metteva in primo piano era un altra: ‘La fede è innanzitutto difficile’. Innanzitutto. Vi pare sufficiente, quell”innanzitutto’, perché un prete di campagna rimanga ‘impicciato’?

AUTORE: Angelo M. Fanucci