Quella ciminiera

Ho appena assistito alla trasmissione Misteri del nazismo messa in onda da La grande storia in prima serata di Rai 3, stasera, lunedì 18 marzo. Orrore. Un groppo in gola, lo stesso che aduggiò a lungo tra bocca e stomaco quando, qualche anno fa, ebbi modo di visitare in Germania la cittadina di Adamar, con alla periferia un razionale centro di sterminio di soggetti disabili. L’hanno fatta rivedere stasera, quella linda fabbrica di morte, razionalmente disposta intorno ad una ciminiera che svetta elegante nel cielo limpido, a margine della linda e operosa cittadina immersa nel verde. Linda come sanno esserlo i Tedeschi dei giorni di festa. Operosa come sanno esserlo i Tedeschi dei giorni feriali. Nel cuore verde dell’Assia, Adamar, a pochi chilometri da Francoforte. Una linda fabbrica di morte. E – sopra – la ciminiera. Tranquilla, elegante. Ha fumato centinaia di volte, la ciminiera, verso la fine degli anni 30 del sec. XX, perché nella linda fabbrica di morte migliaia e migliaia di disabili furono gasati e bruciati in ossequio alla razza pura. “Esistenza senza vita”: cos’altro è l’accumulo incosciente di tempo inutile che un ritardato mentale mette insieme giorno dopo giorno? Così ragionavano i medici che avevano regolarmente prestato il giuramento di Ippocrate e che, a nome di Hitler, nella linda fabbrica di morte curavano tutto, anche i minimi particolari esecutivi, anche i “grandi” perché ideali, e preparavano il monossido di carbonio. Il monossido di carbonio non usciva, come avevo sempre pensato io, dalle cipolle delle docce funzionanti al piano interrato, no: dalle cipolle delle docce usciva acqua calda. Era dai minuscoli fori del tubicino in che tuttora gira tutt’intorno alle pareti della stanzetta, all’altezza del tuo petto, era da lì che il gas letale sibilava appena la sua poderosa canzone di morte. Di fronte, un passo dalla porticina del bagno, la porticina del forno crematorio. E sopra, la silhouette elegante della ciminiera. La gente la vide fumare centinaia di volte, la stessa gente che vedeva arrivare ogni giorno grossi pullman carichi di disabili, che a tempo debito ripartivano vuoti. La Croce che domina questo nostro Tempo di Passione in troppe plaghe di questa nostra terra ha ancora sullo sfondo ciminiere che si stagliano crudelmente eleganti in un cielo follemente limpido.