Col tramonto dei celeri giorni

Col tramonto dei celeri giorni’: così al Seminario romano cominciava il canto di Casimiri per l’ultimo giorno del mese di maggio: Col tramonto dei celeri giorni / queta l’inno dei cantici a Te’ Maggio 1959. Io ero organista, e mi davo il cambio con Gabrijelcic. Eravamo in tre, gli umbri della mia classe, con Pierluigi Rosa e Fortunato Baldelli. Poco più avanti c’erano don Arturo, Antonelli, Dominici, Cesarini, più avanti ancora Bertoldi, e Gigi Spallacci’ Dio mio, che splendore di giovinezza! Regole a volte ridicole, come l’obbligo di darci del lei fra ragazzi, o di giocare a pallone senza togliere la talare’: ma che splendore di giovinezza! Il Concilio era da poco in cantiere, Pericle Felici si apprestava a lasciare il suo ruolo di nostro Padre spirituale per assumere quello di Segretario della Commissione Antipreparatoria del Concilio. Né dei fiori / ogni istante ti adorni / che ti colse, Regina, la fé. Che splendore di giovinezza! Generosa, follemente unidimensionale, senza ombre di tentennamenti. Volevamo conquistare a Cristo il mondo intero, ma eravamo disposti a dare la vita per molto meno. ‘Varcare gli oceani, salvare un’anima e poi morire!’: mi pare si chiamasse P. Treves il giovane missionario che l’aveva detto e che la malattia aveva stroncato prima che potesse attraversare la soglia di casa. Tra i ‘fiori’ che un gruppetto di noi aveva pensato di offrirLe c’era quello di non chiedere e di non dire mai quale punteggio all’esame ci avevano assegnato i vari Piolanti, Lambruschini, Maccarrone, Zedda, Spadafora (sì’_ proprio lui, il crociato anticoncilio travestito da esegeta !!). Ma nell’alma più vivo ci resta / il pensier di tua dolce beltà’La vita è passata, e Lei è ancora accanto a tutti e a ciascuno, e il senso vivo della sua delicata bontà non ci ha mai abbandonato. Non voi avete amato me, ma io ho amato voi. Se non fosse così, che ne sarebbe del nostro bilancio di vita? La sua dolce beltà: ci insegnarono a chiamarla Madonna della Fiducia. ‘e nel cuor nuovi affetti ridesta il tuo nome che spira bontà! Già, nuovi affetti, sempre nuovi e sempre identici. Sulla cenere dei troppi ideali intiepiditi. Delle troppe occasioni disattese. Della mediocrità eretta a sistema. Delle scuse che hanno annacquato il vino forte del Vangelo. Ho fatto il mio mese di maggio cantando i misteri del rosario e le litanie con le anziane signore che frequentano la mia messa quotidiana.