Associazioni attive nei consultori? Già previste dalla 194

In queste righe non siamo avari di critiche al governo attuale ed alla sua politica. Ma se si vuol essere intellettualmente onesti si deve riconoscere quando la ragione è dalla parte della maggioranza e il torto da quella della opposizione. Sto parlando delle polemiche scatenate da parte della opposizione e dalla stampa che la sostiene, riguardo al progetto del governo di inserire in un testo di legge alcune frasi che, secondo gli oppositori, avrebbero aperto le porte dei consultori alle associazioni “pro vita” le quali ne avrebbero approfittato per spingere le donne a rinunciare all’aborto e a scegliere la maternità.

Ho letto su autorevoli giornali commenti che si basavano su questo pensiero; una donna che si rivolge al consultorio, se trova una persona che la incoraggia ad abortire, questo è un meritorio servizio alla sua libertà di scelta; se trova una persona che, offrendo soluzioni, la incoraggia ad accettare la maternità, questo è un illecito attentato alla libertà di scelta. Come coerenza logica siamo a zero. Ma, a parte la logica, vediamo che cosa dice su questo punto la legge 194 del 1998: visto che la parola d’ordine di quelli che dicono di voler difendere la libertà di scelta è “salviamo la legge 194 dai tentativi di cancellarla”.

Allora: che cosa dice dei consultori la legge 194?  Testualmente: “I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza informandola sui diritti a lei spettanti e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali offerti (….); attuando o proponendo speciali interventi quando la gravidanza o la maternità creino problemi (….); contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza” . E ancora: “I consultori possono avvalersi della collaborazione volontaria di associazioni di volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita” .

Non si potrebbe essere più chiari di così. Secondo la legge 194, la donna che ha problemi non deve trovare nel consultorio solo persone che le propongano l’aborto e le spieghino come ottenerlo, ma anche persone che (se lei lo chiede) le offrano l’assistenza di cui ha bisogno per accettare serenamente la maternità. Per onestà intellettuale, dovrebbe riconoscerlo e accettarlo anche chi pensa che l’aborto sia un diritto; perché in ogni caso esiste anche il diritto di non abortire.

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