Tra la caricatura e lo sgorbio

di Angelo M. Fanucci

Paolo Sorrentino è un regista napoletano la cui fronte è stata baciata dagli dèi della celluloide. Il suo capolavoro, La grande bellezza, presentato in concorso nel 2014 a Cannes, ha vinto l’Oscar come miglior film straniero, il Golden Globe e il Bafta (e che ’dd’è?!); altri suoi film hanno stravinto ben quattro European Film Awards, ben nove David di Donatello, ben cinque Nastri d’argento, una cuccuma di altri premi internazionali.

Ho visto solo in parte La grande bellezza e, più che un capolavoro, mi è parsa una processione, forse non banale, di punti esclamativi (“Oh, che bello!”), che però non colgono quasi mai l’anima profonda e sempre nuova dei tanti paragrafi di quella grande bellezza. Credetemi, La grande bellezza non è il film che si dice. Posso sbagliarmi, ma rimango della mia opinione.

Dove invece sono sicuro di non sbagliarmi è nel dire e proclamare tutto il male possibile del film che sta andando in onda a puntate su Sky il venerdì alle 21.15: The New Pope. Una boiata. Farà una barca di quattrini, “Il nuovo Papa”, ma è una boiata, una risibile fantasticheria sui successori di Papa Francesco e sui redivivi epigoni di Pio XII. E un insulto alla Chiesa cattolica.

Il Vaticano, il vero protagonista di The New Pope, è una insipida torta di Pasqua col formaggio muffito, offerta a carnevale a titolo di insipido scherzo.

Per molti anni ho frequentato a titolo di amicizia il prefetto della Casa pontificia mons. Paolo De’ Niccolò, antico, carissimo sodale insieme con i cardinali Ennio Antonelli e Fortunato Baldelli. Attraversavo il portone di bronzo, mi compiacevo dell’assoluta sintonia con cui le due guardie svizzere guastavano la croce di sant’Andrea delle loro lance per farmi passare, salivo lentamente lo scalone d’onore, giravo a destra… ed era come tornare a tanti anni prima.

Parlavamo della Chiesa con don Paolo, come allora: l’habitat sicuro della nostra vita, che ci chiedeva di obbedire senza rinunciare a inventare, che ci garantiva la sostanza, e a volte di deludeva nei dettagli.

I pupazzi di The New Pope nemmeno lontanamente appartengono a quel mondo. Sono attori che rimangono attori, e del personaggio che dovrebbero incarnare danno un versione che è fra la caricatura e lo sgorbio puro e semplice.