Cartoline dall’inferno

Un numero crescente di persone va in vacanza per spedire cartoline. E questa non è una novità. Ce lo ricorda il n’20 di Espresso Viaggiare. Cartoline dal paradiso, e questo lo sapevamo. Ma oggi anche cartoline dall’inferno, e questo -poffarbacco! – non lo sapevamo. Cartoline. L’importante è che gli amici schiattino d’invidia. Sulla linea – paradiso le novità non sono molte: le località che possono far schiattare d’invidia chi non può permettersele sono sempre le stesse: le Seychelles, le Comore, il Circolo polare artico. Oggi hanno inserito anche la Grande Chartreuse, e mille altri antichi monasteri, anche quelli acquattati tra le nostre montagne, sull’onda di quel crescente turismo religioso che qualcuno si ostina a contrabbandare come ‘pellegrinaggio’. Grandi invece le novità sulla linea – inferno, grazie al fatto che (come dice il prof. La Cecla) ‘il nostro secolo è il più appassionato corteggiatore di catastrofi’. In America, la più grande impresa di demolizioni del mondo, con sede a Las Vegas, organizza spettacoli di abbattimento di edifici: pronubo un congruo cachet, salato al punto giusto, la gente può sistemarsi il più vicino possibile al luogo del crollo di un grande edificio fatiscente, o anche solo demodé, e attendere a bocca aperta il momento in cui esplodono le cariche di dinamite: il brivido ghiaccio lungo la schiena è garantito, ma gli organizzatori declinano ogni responsabilità nel caso che gli spettatori dimentichino di chiudere la bocca quando s’alza il polverone. In Africa, il Kigali Memorial Center invita i turisti in visita al Rwanda a percorrere con la dovuta lentezza il tracciato della più documentata e veristica riproposizione del massacro tra Tutsi e Hutu, con tanto di dita mozzate conservate e occhi asportati dalla loro naturale cavità e conservati in formalina, e altre delicatessen del genere. Altrettanto ha fatto in Bosnia Sarajevan Zijad, che promette di farvi ‘toccare con mano’ i massacri di Sarajevo e di Srebrenica, formato spettacolo. Ma il top – come dicono i giornalisti à la page – è rappresentato dalla proposta di due coloni palestinesi di origine americana, Jay Greenblad e Yehoshua Mizrahi; essi, con la modica spesa di 1.000 dollari al giorno, vi garantiscono cinque giorni di marce nel deserto, fame e fatica a volontà e soprattutto la concreta possibilità di attacchi terroristici. Le cartoline da spedire agli amici sono tra gli extra. Non viene invece precisato se chi s’è beccato due pallottole in testa debba restituirle alla Spettabile direzione oppure possa conservarle a casa sua, nel salotto buono. Unitamente alla testa, che è ormai un accessorio, per chi (a pagamento) ragiona con i piedi.

AUTORE: Angelo M. Fanucci